A noi che siamo, note critiche

A noi che siamonote critiche

Franco Demaestriin: Fnle Veneto, nr. 7/1979

Presso l’editore Lalli di Firenze è uscito il primo volume di poesie di Laura Pierdicchi, una lavoratrice del Sed di Mestre. Non è una novità che tra i dipendenti dell’Enel si «annidino» ogni sorta di «artisti o personaggi», ma è sempre una piacevole sorpresa sapere del riconoscimento dato a qualcuno o del la consacrazione ufficiale del suo lavoro.

Così è per Laura che con il suo volarne A noi che siamo entra a pieni titoli nell’agone poetico dopo anni di riconoscimenti nazionali ed internazionali per le sue poesie che sono anche inserite in varie antologie.

Roberto Joss nella sua prefazione definisce la poesia di Laura Pierdicchi «una poesia fatta di piccole grandi cose. Che tuffa le mani nell’orto dietro casa, così incredibilmente ricco di magie». Ma i versi di Laura non si arrestano a questo limitato orizzonte, ma si insinuano con dolente determinazione nello strano pianeta dell’animo umano traendone suoni e immagini che riescono a sviluppare un discorso armonico e coerente di grande intensità lirica. Raccomandiamo vivamente la lettura di questo volume a quanti amano la poesia e auguriamo a Laura Pierdicchi il successo che merita.


Alessandra Gallottain: Sìlarus, nr. 1-2/1980

La sincerità della ricerca, condotta in termini di poesia, in questa opera prima, dalla Pierdicchi, è il filo conduttore del libro. il cui stesso titolo è emblematico. “A Noi che siamo | una parola basta…| Ma cosa siamo? Siamo esistenza, vita; ma siamo anche solitudine, ipocrisia; siamo anche… madri che fanno propria… la vita che hanno partorito… Siamo anche persone che vivono tra casa e lavoro, senza gratificazioni! Il quotidiano, spesso grigio, a volte monotono, offre squarci di meditazioni da cui vien fuori la poesia. Ed è la poesia dell’uomo normale “… l’involucro | di una donna qualunque…”, che cerca risposte a domande da sempre irrisolte: l’esistenza ed i suoi misteri, la vita, la morte, con gli interrogativi propri dell’essere vivente: viviamo o esistiamo? Ma la poetessa a tutto ciò risponde con la poesia “… A noi che siamo | una parola basta…”.


Giulio Gasparottiin: Gente Veneta, Venezia 1979

La prima poesia della raccolta A noi che siamo porta il lettore in un ambito ermetico, meglio ungarettiano, anche per l’affinità di certi temi: limpidezza del verso, essenzialità, ricercato equilibrio tra parola e silenzio che l’avvolge. Compare subito il motivo dominante: «Esser nel tempo». L’esistenza è sentita come un gioco assurdo, spesso perdente (Se nello spazio | cerco la logica a questo nostro esistere | si sfuma il disegno | e mi scopro nullità | nella grande illusione che ci riveste). La stagione più evocata è l’autunno e il momento della giornata più descritto è la sera. Autunno e sera che – si badi bene – non sono ancora l’inverno e la notte, ma indicano quel momento di trapasso, in cui, a poco a poco, le ultime luci si spengono. «Esser nel tempo», alla fine, significa essere nulla, poiché la legge del tempo prescrive alle cose di essere per un istante. (Anche il ricordo ha perso la sua storia | nel tempo | che ci cancella i volti | i sorrisi e i fatti | e tutto quanto era cosa nostra | viva nel piacere | nel dolore nel pianto | di ore sorte dal nulla e morte | nello stesso istante che vivevano |  …). Da questo nulla di leopardiana memoria e con aggiornamenti montaliani, non si salva quindi neanche il ricordo, non trattenuto dalla memoria. Sono 58 poesie. Il discorso è ordinato paratatticamente e spesso i coordinamenti sono per asindeto, al fine di creare attorno ai singoli enunciati il massimo silenzio possibile, un silenzio che rappresenta proprio «quel nulla eterno» da cui emergono e in cui sprofondano avvenimenti e atti della nostra vita. «Il mio mondo è poesia | e la propongo in mille canti. | Dagli antichi Maya ai dialetti nostri | perché poesia | non è parola ma pensiero di vita».


Guido Massarelliin: Il pungolo Verde, 1-2/1980

Una vitalità sofferta guida questa bella poesia della Pierdicchi, la quale sa giovarsi della giovinezza, per sperare e dare fiducia agli uomini, raccontando, con generoso altruismo, la favola eterna della vita. Come la notte rincorre l’alba, così la morte la vita, e viceversa, e in questo andare continuo, la bellezza del creato, la semplicità delle cose, il dono di Dio. Poesia tenue, morbida, fatta di versi armoniosi, arabescati dell’eterna illusione della giovinezza eterna.


Luigi Pumpoin: Presenza, nr. 6/1983

Con Laura Pierdicchi, che ha all’attivo A noi che siamo (1973) e Neumi (1983), siamo nella completa maturità espressiva ed in un discorso non eterogeneo, ma ricco di implicazioni anche sociali: ella trova sempre spazi per esprimere il proprio mondo poetico, col desiderio vivo ed affettivo di comunicare agli altri con atteggiamenti di apertura nei confronti della realtà. La poetessa veneta è in possesso di un curriculum degno della massima attenzione e del massimo rispetto. Oltre ad una collaborazione continua con periodici e riviste, figura in buone antologie e dizionari d’arte. Tra i suoi critici si ricordano Guido Massarelli, Guido Battistello, Luigi Pumpo, Aldo Arnavas ed altri.


Luigi Pumpoin: Presenza, nr. 7/1979

E’ l’opera prima di Laura Pierdicchi edita dall’Editore Lalli di Firenze, nella quale sono raccolte le esperienze vive della poetessa che le narra attraverso un linguaggio immediato e fresco. Con immagini memoriali, con una ricerca introspettiva, la poetessa coglie vari momenti della sua quotidianità con un puntiglio interlocutorio tale da fare emergere i segni di una inconfondibile presa poetica. Tutto si dipana attraverso dolcezza, amarezza, inquietudine e con tali sentimenti esclama: Essere nel tempo come la pietra – e le radici in terra – e in fondo al mare.

Non esistono nelle pagine sovrastrutture letterarie, ma è presente sempre l’armonia di una grande intensità lirica: Il mio mondo è poesia |  e la propongo in mille canti. Ancora: Un momento di gioia | accende il cuore | e palpiti nuovi danno forza | di seguire il tempo | col suo mutare | anche quando della gioia | non resta che il ricordo.

Laura Pierdicchi, recentemente premiata nella nostra “Primavera Strianese 1979 ” merita di essere seguita per quello che ancora potrà dare.


Mario Stefaniin: Antologia dei poeti delle Tre Venezia, Venezia 1979

Laura Pierdicchi ha due modi d’esprimersi, due ritmi diversi. Nelle poesie più brevi. il parlare diviene più rapido e conciso e la vena poetica si accende all’improvviso di sprazzi inquietanti. Gioca con l’analogia, con la metafora, esprime sinteticamente il piacere e la tristezza di vivere. Poesia intimista, che si dona solo a chi può meritarsi questa gioia. La sua solitudine diviene leggera, priva di scorie e di rimpianti, la sua angoscia diviene più lieve, il vivere più sereno grazie alla sua parola. Nei componimenti più lunghi, la parola si distende spesso in un io narrante, lucido e sereno.