Il tempo diviso… Premessa
Premessa aIl tempo diviso
Gio Ferri
La ricerca dell’obliquità
Di questo incerto sentire | del malessere ches’insinua fisso || (e pesa il passo ed ogni movimento) || di questa voglia di non so cosa | del tutto e del niente | dell’attesa di un giorno | e un altro ancora …
La poesia, apparentemente distesa, andante in senso musicale, di Laura Pierdicchi rivela, al di sotto, appunto, di un’accettazione ancorché malinconica della quotidianità come non-tempo eternale, l’affanno represso (il seme dellatensione …) di un desiderio che, seppur trattenuto dalla volontà della scrittura, si volge alla coscienza – dispersa, mai tuttavia disperata – del nulla. Il tutto e il niente delle voglie. Della vita, quindi.
Il tutto e il niente – infine l’annullamento nelle contraddizioni di una storia personale e collettiva -, la sospensione funambolica (In punta di piedi …sull’invisibile filo), l’indescrivibilità dell’incerta condizione, l’inesprimibilità della parola (null’altro, infine, che l’indicibilità della poesia) affermano silenti la presenza oscuradi un Dio. Il Dio come nulla e come tutto, il Dio innominabile, inapparibile, il Dio dell’azzeramento in Meister Eckhart: “Questa parola … la scrive Luca a proposito di Paolo: … Paolo si alzò da terra e con gli occhi aperti vide nulla … quelnulla era Dio … in tutte le cose non vide null’altro che Dio … quando vide Dio, vide tutte le cose come nulla”. E quel nulla è questa voglia dinon so cosa …
Il movimento si dirama in atti || gli atti producono situazioni | dal variabile equilibrio – diversa percezione | il tutto concatenato da un‘invisibile forza | che vin-cola gli umori. In punta di piedi | i burattini sull’invisibile filo | mentre il disegno in continua evoluzione | realizza innumerevoli forme | dal valore sconosciuto.
Si può accidentalmente constatare – ma non è in effetti accidentale – la geometrica consequenziale progressione descrittiva nell’eloquio di Laura Pierdicchi come in quello di Eckhart. Non è accidentale in quanto sia nella poesia, sianel passo del mistico, la processualità scritturale denota un percorso paratattico sul baratro (sull’invisibile filo). Il baratro del nulla che è comunque la presenza delle cose, che Paolo ha pur visto ancorché le abbia viste come nulla.
E, tuttavia, un nulla prolifico se, pur non visto, realizza innumerevoli forme | dal valore sconosciuto. Allora il Dio di Eckhart, il Dio delle voglie inesprimibili, fa, in questa poesia, un passo avanti, il passo di Spinoza. Il Dio di Spinoza, come quello di Eckhart, è presente in tutto, in niente, e ovunque, ma è privo di passioni, non vendicativo e neppure misericordioso. E non può essere guardato con occhi umani. E blasfema la pretesa dei mistici d’averne goduta l’apparizione. E blasfemo rivestire Dio dei nostri poveri panni. Se cosi è, cos’è e com’è Dio nel suo nulla indesiderante?
È, immanente, nelle innumerevoli cose non visibili in quanto nulla: ma le cosein quanto nulla pure esistono (Paolo le ha ‘viste’ non vedendole), comeinnumerevoli forme. Dio è, nella sua impercezione umana, ‘forma delle forme’. II cui valore è sconosciuto. Dio è il movimento che si dirama …, Dio è ogni di-versa percezione …,Dio è l’invisibile forza …, Dio è un disegno in continua evoluzione, senza principio e senza finalità. Dio è forma. La forma (ce lo insegnano le nuove scienze) è energia.
Dio è energia (Tu sei energia 1 emi aggrappo – mi avvinco …). Dio è poesia? Dio è `la poesia’?
Cos’è la poesia se non la pura forma energetica della parola indicibile? Non è possibile chiamare la poesia (come non è possibile chiamare Dio) assegnandole gli attributi del discorso comune, prammatico, utilitaristico anche negli affetti e nelle memorie. Troppo sovente menzognero. La poesia è la forza inarrestabile dello sconosciuto. La poesia è incomprensibile ai codici del discorso. Non serve la semiotica a cogliere il senso profondo della poesia. E ciò vale, ovviamente, per l’arte e per la musica. Chi vuole avvicinarsi alla poesia deve mettersi in condizione ‘mistica’ (nel senso di atteggiarsi al mistero) senza la minima pretesa visionaria – quando per ‘visione’ si intenda vedere con gli occhi della facile ricezione retinica.
Anche quando viviamo i turbamenti di una storia collettiva, la nostra, degradata nell’odio e nel sangue, diciamo: sono i giorni di un Dio diverso | i giorni di Caino … In realtà questo Dio diverso è il Dio dell‘uomo, il Dio strumentodell’uomo che crocifigge sé e il proprio Dio. Ma ‘il proprio Dio’ non è il vero, il Dio del nulla di Eckhart e di Spinoza: il Dio del nulla è oltre la storia: Certi momenti segnano |una scintilla oltre la carne. Oltre la storia. Oltre la quotidianità. Certi momenti sono quelli, i soli, in cui si tessono le ore | con prezioso or-dito | affinché tutto rimanga impresso.Cosicché è la ‘traccia della parola‘,nella vicenda biologica e cosmologica dell’universo interiore, la misura unica del desiderio.
Laura Pierdicchi con questa insistita ricerca poetica che s’innerva nell’umanaincapacità di realizzare, meglio di riconoscere, le proprievoglie, si ripromette, con umiltà (ma non inganni la semplice misura – non troppo semplice! – del-la versificazione) di dar valore totalizzante alla solitudine come realizzazione, l’unica, di sé. Anche l’amore dell’altro e verso l’altro, in verità, trova la sua completezza nella solitudine. Che è la solitudine del poeta. Non sarebbe poeta colui che non fosse solo.
“Colui che è solo” recita Benn:
… aperta a visioni |calde nelle vene (il passato | accede al presente | il reale entra nella finzione) | sono nello spazio immessa |pur rimanendo ferma.
Sei la parte |che fissail mio io ||la sua proiezione || con la tua forma |creo la mia completezza || solo così è pace || solo così | perfezione
Dopola fuga del caldo sole || (quando tutto viene sospeso | per vivere a misura d’oggetto | fingere di non sapere – nonsentire) … Cerco respiro tra la massa | che s’aggroviglia – che m’aggroviglia | e bramo il filo d’Arianna | per una possibile uscita.
L’attosegnico dellapoesia di Laura Pierdicchiè l’attesadi un’epifanianon visibile,è `la sospensione’:
…supponiamo | che tutto si fermi – supponiamo | che il silenzio ricopra la terra | tantoda sentire lo strisciare | di lumache in amore …
Allorasono pienamente giustificate -anzi essenziali in questi testi – le piùevi-dentifigure retoriche: l’enjambement, l’iterazione volta a unasorta di auto-convincimento(nel desiderio diriconoscersi in una proiezione `altra’), la para-tassi insistente.L’aspetto incoativo, quel valore semantico che il locutore (nell’attesa, appunto) dà al processo verbale, come inizio di una azione che,forse, mai inizierà. Come dire: staper schiudersi un varco e sapremo l’ignoto,ma la sapienza `non-umana’ dell’ignotoè lacoscienza dellafinitudine, perché
La finitudine ci marchia – | è il peso astrale che dalla nascita | ci fissa al suolodella terra || ma restiamo lo stesso sospesi | nell’incertezza quotidiana || la porta un giorno si aprirà | denuderà l’ignoto – e sapremo | ciò che ha gravato il passo | per il tempo a noi concesso.
Comunque, prima che quella porta si apra, dobbiamo cercare nel nuovo tempo (il “tempo è diviso”),l’unico che possiamo viverenell’attesa:
… Ricerca di un nuovo passo | per un nuovo possibile scopo … uno scatto e un altro scatto | un passo e un altro passo
Come si può notarel’idea, il desiderio,infine l’ineluttabilità del passo,del passaggiopossibile e non possibile, quie altrove – l’incerto passodel funambolo – traccia sotterraneamente, silenziosamente la dismisura di questa problematica e vitalepoetica di una umana incertezza volta, rischiosamente, a unasconosciuta speranza:
…giocavamo | a copiare la vita | per un sicuro cammino … gioco | dal complicato equilibrio cognitivo
E pur sempre un gioco e unarappresentazione – vadetto senza cinismo econ partecipazione – in cui l’incertezza accentua il desiderio d’essere, noi, io, ancora una volta qui e altrove. Solo la poesiapuò renderci ubiqui. La ricerca dell’ubiquità (l’attributo del Dio del tutto e del nulla) è lamarca della scritturadi Laura Pierdicchi.