Sandro Varagnolo – Estratto dalla presentazione di MATER – 25.10.2024

Il titolo di un libro è sempre un minimo ma imprescindibile viatico che introduce nel cuore e nella sostanza di un’opera. “Mater” poi, ripreso pari pari dall’antica lingua latina, dona nobiltà e un sapore speciale al termine.

Laura Pierdicchi, giunta alla 15^ pubblicazione poetica in 45 anni di attività, dedica alla madre, scomparsa da poco, questo lavoro il quale si dipana come una sorta di dialogo che si risolve necessariamente in un monologo o, per così dire, in un dialogo ad una voce sola. 

La figlia, che sta elaborando lo stress emotivo, rievoca della genitrice via via le mani, la voce, i capelli, l’eloquenza, il profumo, la pelle, la veglia, persino le ali. Ciò le è consentito in ossequio ad un talento naturale e cristallino in cui tra le altre si evidenzia la qualità della concretezza, grazie alla quale riesce a “raccontare” in virtù di uno sguardo molto acuto e sensibile, singolarmente attento ai particolari (oggetti di uso quotidiano, figure, gesti, espressioni, luoghi) e in grado di cogliere angolazioni, sfumature, caratteristiche…

È un libro di dolore, perciò è inevitabile che trabocchi di pathos, ma non è patetico nel senso deteriore, cioè non ha nulla del sentimentalismo affettato o addirittura convenzionale. 

Ogni ciclo vitale conosce ineluttabilmente la sua fine, eppure qui, in un gioco di specchi che si snoda attraverso un ripetuto andirivieni tra presente e passato, è riscoperto e riportato alla luce il rapporto simbiotico, vero e proprio cordone ombelicale, tra madre e figlia, di cui si cerca di riannodare i fili per farne risaltare la più riposta essenza. Un rapporto strettissimo che nel tempo si è rovesciato, con la figlia che in ultimo ha dovuto accudire alla madre, e che in “Mater” si sostanzia di memoria tenera e viva.

Ogni essere umano si interroga spesso, soprattutto in presenza di difficoltà, di sofferenze e lutti, sul senso dell’esistenza e si adopera per trovarne uno. Ma forse non si tratta di trovare un senso, quanto di dare un senso all’esistenza. E il senso lasciato in eredità da chi non c’è più si rinviene nelle tracce – di amore, di dedizione, di operosità – sparse lungo un intera vita. Quelle tracce che appunto sono qui celebrate.

Chi a posteriori interroga il passato e lo ri-percorre effettua una ricognizione che assume il carattere di una autentica agnizione, cioè del riconoscimento dell’identità effettiva e profonda di una persona che quel passato ha abitato e contrassegnato della sua presenza. 

La poetessa, che pure scende fino alla sfera più intima e quindi impervia, trova espressioni convincenti, sfiora la soglia del “dire l’indicibile”, tenta di sfondare la barriera tra l’essere e il non essere più, e di perpetuare in tal modo un legame durato tanti anni. 

Estratto dalla presentazione di MATER – 25.10.2024
Si avverte una tensione forte e ininterrotta, indice certo della bontà dei versi. Spiccano una essenzialità di dettato e una profondità di meditazione frutto indubbio di una raggiunta, piena maturità espressiva. Non è una raccolta di poesie, bensì un libro con la sua solida e preziosa compattezza, in cui brillano – oltre ad una grazia e felicità di scrittura non comuni – intensità, concentrazione, coerenza. Tra gli esiti più persuasivi della pur cospicua produzione di Laura Pierdicchi

Sandro Varagnolo