Alcune liriche da Mater di Laura Pierdicchi

Il tempo ormai è un fremito
che scuote la mente
come un vento continuo -
tra le stanze
un costante fruscio di ombre
in successione.
Solo il mio respiro
solo il mio corpo
sola l’energia che trabocca
in pensieri – pensieri – pensieri
e ricordi.

Mai avrei creduto – mai capito
la tortura dell’assoluto nonsenso
e il desiderio di tonare indietro.
Quella sera
ero venuta per dirti addio.

Quella sera
si creò un velo oscuro.

Avrei voluto darti luce
ma eri già oltre il velo

io respinta

il ghiaccio nelle vene -
tornai con passo estraneo
nella casa nuda.
Si  tratta dunque di comparare
la complicata situazione reale
al successivo riflesso
di uno stato ideale – percepibile
solo andando all’indietro.

Ma i tragitto tra questi due punti
raccoglie innumerevoli aspetti -
il variare del crescere
e del sentire. Non si può dunque
realizzare uno stato di grazia
nel tutto ormai diverso e relativo.
Tu  non sei più
tu sei tra i più

qui tutto scolora nelle ore
passate in memoria
e mi chiedo
se rimanere qui senza scopo
possa accendere ancora splendore

oppure se devo aggiungere
al mio passo il tuo passo d’aria
per continuare a camminare assieme

tu mia radice madre
Era l’acqua il sole il canto
il passo tra le calli il soffio
d’aria della corrente
la prospettiva di una crescita
nell’utopia del bello
del bene dell’amore della protezione.

Il mio corpo in cammino
sotto un continuo controllo

le tue ali madre

e mi adornavo di colori
dipingevo sogni passo a passo
quasi che l’eterno fosse
una porta spensierata
sempre aperta.