Vv Aa – Quindici. Repertorio di poesia pugliese contemporanea
QuindiciRepertorio di poesia pugliese contemporanea
Con “Quindici”, Repertorio di poesia pugliese contemporanea, Angelo Lippo termina la prima parte del progetto inerente alla divulgazione della realtà poetica attuale in Puglia. Nella prefazione spiega che il libro non è stato ideato come un’antologia, bensì “Si tratta, per farla breve, di un “bilancio”, com’è uso e costume di ogni impresa, relativo a quello che è stato fatto in merito alla Collezione di poesia pugliese contemporanea Delphinus, attraverso la pubblicazione delle prime 15 plaquette…”. A lui, che da anni lavora sodo e segue con amore il suo intento, va tutto il merito di quest’impresa. E non è ancora stanco, anzi, visti i grandi risultati ottenuti, ci dà già appuntamento per il “secondo tempo”.
Gli autori inseriti nel volume sono quindi gli stessi che hanno pubblicato una plaquette per la collezione Delphinus, e lo stesso Lippo apre la rassegna con delle liriche che determinano una maturità poetica veramente di rilievo. Egli spazia nel tempo e nei ricordi, ma ispeziona anche il presente denudando il suo sentire. Lo scorrere degli anni è fissato con superbe immagini: “Mi chiedo spesso dov’è finita / la città profumata di mare nei vicoli, / ora che pure lo stridio dei gabbiani / si spegne su colline di rifiuti.” La nostalgia lascia sempre nel cuore un velo di rimpianto, ma lo stesso cuore viene poi analizzato in tutte le sue possibili angolazioni, pur sapendo che non si può giudicare: “…il cuore / cullato nell’icona del sogno, / generoso nella forza dei progetti, / ambizioso nel suo rosa tea, / il cuore improcessabile.”. Nella quotidianità, nella natura e nelle cose che lo circondano, egli sa riconoscere la presenza del Divino, anche se “Più non ripete la sera / lo stupore degli occh i/ verso il cielo. L’innocenza / irriconoscibile memoria.”. E per finire, ci dona anche uno spunto quasi metafisico con la bella lirica “Parole ubriache di tempo”.
Segue la poetessa Antonia Anneo, che ha iniziato la vita poetica solo da qualche anno, ma che ha già ricevuto tanti apprezzamenti. I suoi testi sono molto espressivi e svelano la sua sensibilità; nello stesso tempo però rilevano una forza non comune nell’affrontare i tanti problemi della vita. Il dolore, in ogni modo, a volte è talmente lacerante che nonostante si cerchi di superarlo non si può fare a meno di piangere: “fra le palpebre chiuse / stanco è l’avvenire. / Sola mi abbandono: / gli occhi piangono il dolore.”; e alle volte il vuoto di una perdita può segnare per sempre: “Ti hanno portata via / dalle mie braccia / ma la tua vita / continua nel mio cuore.”.
La rassegna continua con Anna Marinelli, un’autrice che ha al suo attivo una copiosa produzione e che ha già ricevuto numerosi consensi critici. La sua voce poetica crea un’atmosfera rarefatta nella quale il tempo sembra essersi fermato, anzi, sembra essere tornato indietro. Si può godere così un autunno dalle immagini fiabesche: “Giunge alfine l’autunno ,/ stagione delle nebbie improvvise, / e srotola dal riccio le castagne ,/ ai platani imporpora il fogliame, / nei cesti depone i melograni.”; oppure abbagliarsi con lo splendore di un mare di girasoli che ricordano le “…aureole di santi in un verde paradiso”; oppure ancora assaporare la preziosità di un ricordo familiare descritto con maestria: “Vivo nel ricordo dei giorni / dal sapore di pane e acqua-sale / di uve dolci, rosse come rubini / che adornano fanciulle saracene.”
Anche Rita Marinò Campo ha prodotto numerosi libri, sia di poesia sia di narrativa, ed è molto conosciuta ed apprezzata. Il suo verso sgorga armonioso e fluido e lei ha tantissimo da dire, come una fonte inesauribile. Le liriche proposte in quest’occasione cantano l’amore per i genitori, ma la sua grande sensibilità riesce a creare attorno alle figure amate e perdute un mondo di eventi e di emozioni – compresi riferimenti filosofici e biblici – cosicché il dettato diventa universale ed ognuno si carica delle stesse sue emozioni. Il risultato poetico è notevole: “Per questo nei giorni la speranza / che cercammo, resta suono d’ogni voce / oltre il ritorno. Ora sull’arco muto / della porta lisa resto a capo chino ,/ qui anche un soffio timido è violenza / al cuore, da quando le ore dell’arsura / hanno la misura dell’addio.”.
Michele Martinelli invece predilige un verso conciso. Egli è anche un artista, ed insegna al Liceo Artistico Statale di Matera. Ha pubblicato diversi libri ed è presente in numerose antologie. Per questa rassegna ha presentato delle composizioni seguite dal commento di Raffaele Motola, in modo che per ogni lirica si abbia una motivazione esplicativa. La tematica verte sull’impegno sociale, ma non manca il desiderio di cogliere la natura né il bisogno di esternare il malessere di vivere in una società che ha distrutto gli ideali. Non manca neanche il rimpianto dei sogni e delle fantasie della fanciullezza: “Favole senza tempo / quelle che mi accingo / a illustrare con segni / d’infelice-coscienza / come chi nella fanciullezza / s’aspettava un mondo / d’innocenza globale.”. Il suo pensiero è pregnante e folgorante.
Un altro personaggio eclettico è Tommaso Mario Giaracuni. Oltre alla poesia, s’interessa di critica letteraria, pittura e musica jazz. Anche lui conta molte pubblicazioni e il suo stile si avvale di una struttura ben calibrata, di un notevole ritmo interno, e di un messaggio profondo. I testi racchiudono un tempo di memorie. L’occhio si fissa sulle cose ma la mente è lontana; egli percorre la sua odissea come Ulisse alla ricerca d’Itaca, e si perde in un mare di nostalgia: “Giunge il tempo / in cui la penombra ha il sopravvento / sulle luci della giovinezza, / il desiderio è riscrivere ancora / qualche pagina di diario / che non avrò fatto in tempo.”. I ricordi danno vita a belle immagini dei luoghi amati, dove tutto è rimasto come un tempo, ma che ormai sono : “museo dei ricordi / tutti son fuggiti all’estero o all’estremo, / c’è rimasto qualche reperto a recupero.”. Nella poesia trova comunque un rifugio sicuro dove può sempre rigenerare la fantasia e lo spirito: “Profetica o finta, inebriante o selvaggia, / questa è l’avventura lunga che io vivo / nel luogo della poesia.”.
Anche Giampietro Campo ha diversi interessi: è narratore e segue studi di religione e di bioetica. Ha iniziato l’attività poetica da alcuni anni ed ha già ricevuto lusinghieri consensi. La fede lo spinge verso un discorso universale, alla ricerca delle motivazioni dell’esistenza: “Essere o essere? / Se la ragione consuma il tempo / nella corsa del progresso, / la tecnica accompagnerà / le ore mute di speranze / nel frantoio del declino?”. Egli porta all’uomo un messaggio d’amore e si duole per i dolori del mondo, le guerre, e tutto ciò che contribuisce a perdere la coscienza. Cerca soprattutto di persuadere che l’unica voce da ascoltare è quella di Cristo, l’unica salvezza. Nei suoi versi, che si dipanano quasi senza respiro, la presenza divina è un punto di riferimento.
La rassegna continua con Rita Santoro Mastantuono, poetessa che ha prodotto molti volumi e conseguito tanti riconoscimenti, sia in Italia sia all’estero. Attraverso la sua grande sensibilità, analizza ogni problematica esistenziale e la trasfigura in poesia; il risultato è una poetica di alto livello. La struttura armoniosa del verso rende una lettura scorrevole, ma il contenuto concettuale, i riferimenti psicologici, l’alternarsi di emozioni positive e negative, configurano una poetica inquietante ed articolata: “Via lucente / Di un raggio di sogni iridati / Contaminata in un gorgo / Di bellica esultanza / Che impietosa uccide.”. Nelle liriche proposte ha preso in considerazione la gravità degli avvenimenti, e il suo cuore si lacera per le tante vittime dei nostri giorni.
Lucio Carmelo Giummo è laureato in architettura. Ha svolto importanti progetti ed ha pubblicato saggi e monografie riguardanti il suo settore; inoltre ha prodotto un libro di racconti ed uno di poesia. Le sue liriche trattano diverse tematiche così si può assaggiare la sua ricca ispirazione. Vi sono delicati momenti di ricordo, con immagini essenziali e toccanti della sua terra: “Dietro una porta c’è il pane ammuffito / e il legno marcio della miseria. / Nel Sud, dietro un muro candido,/ un letto di sudore e un velario pesante di silenzio.”; l’amore per le sue radici e gli affetti familiari; il passare del tempo che porta stanchezza: “E la luce allo sguardo mi si spegne ogni giorno.”; il coinvolgimento per le problematiche esistenziali e il desiderio di cambiare le cose immaginando un modo di vivere diverso e creativo. Il tutto trattato con uno stile di sicuro rilievo.
Segue Edio Felice Schiavone, un altro notevole personaggio che ha pubblicato tantissimi libri ed è apprezzato dalla critica più qualificata. Il suo pensiero acuminato si sposta da un argomento all’altro per coglierne l’essenza, e con un linguaggio incisivo ed allusivo crea delle vivide scene. Egli parla del quotidiano: “…sotto dietro le mammole / sola una gatta annusa, a tratti miagola, / miagola di dolore. / Sotto l’ultima neve / ha perso i suoi gattini, nel giardino.”; della storia: “Come vuole la Storia ,/ come si vuole sempre: a tappe, a cicli…/ Da Israele gli ebrei / sbattuti a mare, nel Mediterraneo…”; addirittura del cosmo: “…insieme al rosso magico di Marte / lungi nel Cosmo il bianco azzurro antico / inerte nella Terra.”. Fotografa così qualsiasi avvenimento con uno stile impeccabile e con un tono deciso, a volte persino tagliente.
Oronzo Liuzzi è anche un valido artista ed ha realizzato una cospicua produzione di libri d’arte e di poesia. La sua poetica si diversifica per la ricerca di un discorso innovativo e l’uso di simboli della moderna tecnologia. Le sue liriche, infatti, propongono il moderno modo di dialogare, ossia “Chattare”. Egli gioca ironicamente e sapientemente con il linguaggio, manifestando i contrasti dei vari accadimenti e delle emozioni. L’esito è sicuramente originale e d’indubbia validità: “Igor: p@rl@mi d’@more M@riù / nel look di una amabile e-mail. / la terra trema per il cemento. / asfalto. residui industriali. / la pioggia acida senza vergogna / viene giù.”.
Il più giovane poeta della rassegna è Antonio Romano. Ha solo diciotto anni ma è già addentrato nella vita poetica. Ha pubblicato una raccolta di poesia ed una di racconti, ed ha pronti, inediti, ben 15 libri. La sua voce prorompente necessità di spazio perché ha molto da dire, e alcuni testi hanno la sonorità di una ballata. Egli rende limpido il significato per il bisogno di comunicare ed il verso si dipana fluido, senza nessuna pausa di respiro. Fa eccezione una lirica, che nella sua brevità rende comunque una bellissima immagine: “Il Sud, cotto dal sole, /tace: / è evaporata la sua voce. / Inerme nella conchiglia / il mollusco giace.”. I componimenti trattano vari temi, fornendo una prova del suo laborioso pensiero.
Anna Gramegna opera con impegno per valorizzare la cultura e la poesia. E’ presidente di premi letterari, redattrice di riviste ed organizzatrice di spettacoli teatrali. Ha scritto diverse raccolte ed ha vinto numerosi premi. Le sue liriche creano una delicata e suggestiva atmosfera ricca di lirismo: “Discorsi di filigrana / germogliati su rifugi di seta / riprendono i pensieri / invocano andate stagioni / si smarriscono tra ombre remote.”. Si capta tra i versi il suo mondo ricco di sensibilità e capacità introspettiva. In questo modo tutto diventa poesia ed ogni cosa si trasfigura. Il suo linguaggio è originale, pregnante e coinvolgente.
Segue un altro valido autore: Adriano Giummo, uomo di numerosi interessi intellettuali. Laureato in sociologia all’Università di Urbino ed impegnato nella grande industria, è attivo anche in campo politico e sindacale, ed è studioso di psicoanalisi. Nei suoi versi traspare un concettualismo carico di significati e d’interiorità. Egli scava dentro e fuori di sé per rendere il linguaggio straordinariamente pregnante ed arrivare a risultati di notevole spessore: “Ogni mattina sperimento questo / rinnovato, antichissimo sgomento: / l’opera completata / è ogni volta diversa, ed io mi perdo, / goccia nel grande mare / degli infiniti in cui potrei mutare.” La struttura è impeccabile, giocata con una giusta sonorità ed i dovuti silenzi.
Infine, Marcello Cometti chiude questa interessante rassegna. E’ un valido giornalista professionista che coltiva la passione per la poesia con l’incessante lettura di autori, soprattutto i grandi del Novecento. Egli parla d’amore, dell’uomo e dell’esistenza, e si avvale di un verso agile e musicale. Il linguaggio è chiaro, diretto, in modo che il significato possa essere compreso interamente, e non mancano neanche tocchi di lirismo: “Cuore di gomitolo / i tuoi nodi sono i miei / le tue ombre / salgono sino al cielo / con piume di rondine / e puntano dritto / all’abisso dell’orizzonte”. Riesce soprattutto ad affrontare le varie problematiche con un’efficacia visiva inconsueta, ed un sentire che denota una profonda sensibilità.
Devo confessare che avevo pensato di tracciare sommariamente il contenuto di questo volume, ma addentrandomi nell’appagante lettura non ho potuto fare a meno di soffermarmi su ogni poeta. Elogio nuovamente Angelo Lippo per aver saputo cogliere degli autori di sicuro talento, poeti che onorano la Puglia e che meritano di essere seguiti. Nell’attesa della “seconda parte”, auspico un buon lavoro.