Biondi Adalgisa – Il foglio dall’altra parte
Il foglio dall’altra parte
L’intento che sviluppa la raccolta “Il foglio dall’altra parte” di Adalgisa Biondi, secondo premio Città di Pomezia 2008, è l’antitesi. L’autrice approfondisce gli elementi di contrapposizione dei sentimenti cercando di far emergere ciò che sta dietro al foglio scritto, cioè lo spazio bianco, il vuoto ancora da riempire. Due facciate contrapposte di una stessa unità.
Biondi è acuta osservatrice e con la sensibilità del poeta capta tutto ciò che avviene nel mondo. La sua poetica non si ferma, infatti, alle emozioni personali, bensì spazia tra le problematiche esistenziali, con un riguardo particolare alla sua Sicilia, terra anch’essa ricca di contrasti. Ciò che distingue e colpisce è la forza con la quale si esprime e che denota il suo totale coinvolgimento. Una scrittura che sgorga dal bisogno viscerale di esprimere le emozioni: la rabbia e in certi momenti persino l’odio verso le ingiustizie e la mafia che imperversano in Sicilia. Tanta è la passione da sentire la necessità di adoperare in qualche verso il dialetto originale per rafforzare ulteriormente il dettato.
In tutta la silloge vi è una continua alternanza di sentimenti, non per trovare la verità, che per Biondi non esiste: “La verità è che non esiste / la verità”, ma per una testimonianza resa vera dall’arte poetica: “Sarà vera / (onirica o ormonale) / perché l’arte/ è la più cruda / delle umane realtà”. Non solo vera, ma anche coraggiosa per le dure parole con le quali si rivolge alla mafia. La sua Sicilia, amata e odiata, terra corrotta Terra infame (dal titolo di una lirica), ma dalla quale non riesce a staccarsi: “Ti amo, / Sicilia, / perché amo quei pochi uomini / veramente degni / di te.” Come l’amore divino che salva l’umanità per pochi giusti.
La sua rabbia esplode anche di fronte alle Istituzioni e ai relativi soprusi, tanto da caricare il verso di una forza quasi maschile, con parole molto crude che sbattono in faccia al lettore la dura realtà con tutta la malvagità e le relative sofferenze, la falsità e i relativi disagi. Una silloge dunque molto interessante, che si discosta dal nostalgico romanticismo, come ben spiegato dall’autrice nell’introduzione, e che ha ben meritato il secondo premio.