Di Stazio Adriano – Il latitante
Il Latitante
Non è facile interrompere la lettura del romanzo di Adriano Di Stazio Il latitante, sebbene sia composto di ben 372 pagine. Il tessuto narrativo è talmente interessante e vario di accadimenti che alla fine si vorrebbe prolungare la storia, e sapendo che i fatti sono davvero accaduti ci si rende conto che a volte la realtà supera ogni immaginazione. Il merito è senz’altro dell’autore che ha saputo intrecciare la trama con maestria, apportando le dovute modifiche alla toponomastica dei luoghi e aggiungendo episodi inventati per rispettare chi è stato coinvolto nella vicenda.
Di Stazio conduce il racconto descrivendo in modo dettagliato il territorio sardo senza mai dilungarsi, anzi, le scene sono frammentarie come discontinua è l’esposizione dei fatti, che si sposta continuamente da un personaggio all’altro. Ognuno ha una caratteristica diversa e agisce nell’ambito del proprio quotidiano, ma è unito agli altri per mezzo di un filo conduttore. In questo modo i personaggi divengono tessere di un mosaico, che solo alla fine si rivelerà nella sua completezza.
Colui il quale dà il titolo al romanzo è Alfonso Angius, un latitante che ha passato la maggior parte della vita nascosto tra i monti della sua Sardegna. Un uomo che ha dovuto abbandonare la moglie e il figlio per una condanna ingiusta: lo stupro e l’omicidio di una ragazzina; un uomo che pur conoscendo il vero assassino soccombe lo stesso lasciando alla provvidenza divina il compito di fare giustizia, come in effetti accadrà. In tanti anni di clandestinità ha però maturato una grande esperienza e pur restando ai margini della vita civile, ha imparato a muoversi liberamente nel territorio riuscendo pure a incontrarsi con la moglie, alla quale lo lega un amore che durerà sino alla fine. Alfio è il protagonista del libro, poiché è lui che controlla le diverse esistenze, ed è lui che farà trionfare la verità.
L’autore spiega che i fatti sono realmente accaduti negli anni del post-miracolo economico e si entra così nell’atmosfera di quel tempo, quando i sequestri di persona erano frequenti e la maggior parte della popolazione rasentava la povertà. Vi erano però delle speculazioni edilizie da parte di chi poteva maneggiare denaro, e iniziava la deturpazione di una Sardegna dai panorami incantevoli e ancora incontaminati. Nei paesi tutti si conoscevano e si spiavano a vicenda, e in uno di questi ha inizio la storia.
I personaggi coinvolti sono legati, in parte volontariamente, all’unico signore del paese: l’ultimo discendente di un antico feudo assegnato alle famiglie spagnole dal Re di Sardegna nel 1478. Ex sindaco di Torrefuentes (nome inventato), insegna nell’Istituto statale di Nuoro. Non pago delle entrate finanziarie, ha istituito assieme a un altro discendente dei feudatari spagnoli (un marchese abitante in una valle confinante con il territorio di Torrefuentes) un Movimento di liberazione per rendere autonoma la Sardegna. In verità il Movimento nasconde un’associazione criminale dedita ai sequestri di persona, che non esita a uccidere e spargere molto sangue innocente, compreso quello di un bambino. Nella rete cadono diverse persone, compreso il figlio di Alfio (che però ha cancellato del tutto il rapporto col padre), le quali inizialmente credono di lavorare per il Movimento e dopo non potranno più uscirne. Le azioni criminali sono mascherate con l’attività edilizia, cosicché si aprono cantieri per la costruzione di ville e ben presto i componenti del gruppo si ritrovano benestanti.
Il fulcro della vicenda è questo, attorno al quale si delinea l’esistenza di ogni singolo personaggio. Di Stazio descrive minuziosamente sia la fisicità sia la sfera psicologica di ognuno, seguendone i vari movimenti. Sono vite molto diverse tra loro, perciò il dettato si arricchisce di visioni ed emozioni; una continua e sempre maggiore tensione sino al climax finale. Si va da momenti di massima dolcezza ad episodi di estrema crudezza e non mancano neppure scene d’intenso erotismo.
Come detto all’inizio, il libro coinvolge totalmente e se ne consiglia la lettura per gustarlo nei particolari.