Lippo Angelo – Il giardino degli dei
Il giardino degli dei
Angelo Lippo, qualificato critico, poeta e saggista, ha portato a termine un altro importante lavoro: “Il giardino degli dei”. Egli spiega nell’introduzione che ha cercato di raccogliere dal suo “diario di bordo” le “annotazioni di viaggio” dell’ultimo decennio, frutto di un peregrinare in centri artistici delle città italiane. In questo modo si ha l’opportunità di entrare in una panoramica dell’arte italiana che, anche se non esaustiva per l’impossibilità di rappresentare l’ampio movimento artistico del Paese, offre un’ottima visione di segni ed intenti. Lippo sa accostarsi umanamente ad ogni maestro con un rilevante acume critico, quindi le relative recensioni o articoli guidano il lettore a comprendere meglio sia il valore tecnico delle opere, sia il personaggio trattato. Inoltre, l’ordine cronologico con il quale ha presentato i vari autori, evidenzia il suo lungo cammino, cosicché le emozioni provate assumono, di volta in volta, una veridicità coinvolgente. Accomunano pure la semplicità con la quale egli si presenta e il suo amore per l’arte, che sa trasmettere appieno.
La veste tipografica del volume è molto curata, e le riproduzioni inserite sono considerevoli: lavori d’autori come Morandi, De Chirico, Sassu etc.; più dodici tavole a colori di artisti contemporanei.
Il modo adeguato di accostarsi a questo progetto è di disporsi a ricevere emozioni visitando il mondo creativo d’ogni personaggio; è l’obiettivo che ha stimolato Lippo, il quale afferma di aver quasi sempre composto gli scritti a “caldo”, preso dagli eventi.
Ci vorrebbe troppo spazio per fare un’analisi di tutti gli interventi critici, anche perché gran parte degli artisti trattati sono dei “Nomi” e il discorso su di loro potrebbe espandersi. Ad ogni modo, le belle tavole riproducenti varie tendenze d’autori contemporanei meritano un cenno: dal realismo magico di Annamaria Amendolito e Mario De Poli, alle figurazioni simbolico-sceniche di Nicola Andreace, Nuccia Pulpo e Maria Pia Daidone. Dal segno informale-cromatico o astratto di Enzo Angiuoni, Antonio Gigante, Lucio Giummo, Antonio Pugliese alle geometrie di Aldo Fulchignoni; dai tratti fiabeschi di Michele Martinelli all’installazione concettuale di Pino Lacava. Ma ognuno di loro rappresenta nel genere un proprio stile ed anche in questo contesto l’argomento andrebbe ampiamente sviluppato.
Poiché “Il giardino degli dei” è il risultato di una sola parte del percorso di Lippo, come lui stesso rivela: “…solo un piccolo campionario di quello che negli anni ho messo nero su bianco, parallelamente agli articoli di saggistica letteraria…”; ci si augura che in futuro possa completare la sua opera e condurci di nuovo attraverso l’affascinante mondo dell’arte.