Nese Angelo Nalgeo – Viandanti
Angelo Nalgeo Nese ci propone un lavoro composto di liriche e periodi narrativi: il prosimetro, e l’intreccio dei due stili risulta molto interessante. L’autore racconta sei vicende, le quali, pur nella diversità del contenuto, sono collegate dal filo conduttore dell’analisi esistenziale. Attentissimo ad ogni stato d’animo: paure, speranze, illusioni, tutto ciò che determina lo scorrere della vita, talvolta supera la realtà per condividerla col sogno e creare un’atmosfera affascinante e surreale.
Egli considera le azioni dell’uomo, i pensieri, gli atteggiamenti, sia rivolti al bene sia al male. Vi è l’aprirsi all’eternità, all’idea che la vita sia un’illusione; quindi tutto quello che succede nella realtà potrebbe non esistere. Così non vi è inizio e non vi è fine. Ciò apre un’altra dimensione, nella quale i defunti assumono lo stesso ruolo dei viventi; alle volte sono ancora più importanti. Vi è inoltre una struggente malinconia per il tempo che passa. Ricordi tanto nostalgici che rasentano il dolore, e la sensazione che la vita non abbia alcun senso perché tutto finisce nel nulla.
Il ritmo poetico rafforza il dettato prosastico, e nell’alternarsi dei toni e delle emozioni, il lettore prende parte attiva alle varie storie, e si carica di suggestione e di mistero. Tutti i protagonisti fluttuano in quest’aria particolare, sono assorbiti dagli accadimenti e sono consapevoli che la morte è il solo traguardo possibile. Allora la realtà si aggancia all’oltre. Nasce la possibilità di condividere il tempo concreto con quello astratto, in modo che i “viandanti” attraversino il loro spazio nella consapevolezza di un’altra opportunità. Una vita condannata solo al viaggio terreno sarebbe, infatti, troppo angosciosa. Forse però il vero senso della vita si basa nel sentire, nelle emozioni, e prima di tutto vi è l’amore, l’impulso che apre ogni varco ed aspira all’infinito.