Civitareale Pietro – Di un’altra luce

Di Felice Edizioni – 2021

Nel volume “Di un’altra luce” Pietro Civitareale propone un “summa” di testi editi in libri già pubblicati, più testi inediti o editi in miniraccolte.

Con il primo impatto, si evince subito la perfezione della struttura che denota un’abilità e una maturità poetica di rilievo. Vi è pure una notevole musicalità interna che accompagna ancor più la lettura.

Le liriche proposte nelle diverse sezioni abbracciano varie tematiche. Ciò che si ritrova sovente è l’amore per la natura, in cui si emerge costantemente e che lo accompagna nel percorso vitale. Un amore che scaturisce   anche per il legame con le sue origini del sud e con il relativo bellissimo ambiente in cui è vissuto. Vi sono  teneri ricordi della fanciullezza, protetto dalle braccia materne, quando sognava un vago futuro. Ricordi che, dopo un periodo di tristezza, danno ancora “voglia di vivere”.  

Civitareale si rivolge pure alla persona amata, che ha condiviso  i suoi giorni, ma questo tipo d’amore non è mai esplicito, anzi, lascia sempre al lettore un interrogativo.

Un altro elemento che si ripresenta sovente è il pensiero della morte. Civitareale è aperto anche alle varie problematiche della società odierna, rilevando nel tempo un cambiamento negativo per l’umanità, cosicché: “Siamo presi in un gioco / senza uscite, tutto / è fallito e tutto è inutile. / Nevrosi e pessimismo.” Ormai è una società dove regnano egoismo e odio: “Gli attentati e le bombe / non si contano più, quasi / non fanno più notizia. / Il terrorismo ha messo tutti / in trincea, servi e padroni.”.

Non mancano neppure pensieri filosofici. Il poeta non vorrebbe che la realtà distruggesse la voglia di credere e di sognare, ma prevale una certa tristezza. Solo le bellezze naturali continuano a rapire il suo sguardo e donare una certa serenità: “Sulla scogliera, dai loro imbrinali, / sfrecciano rapidissime / le rondini di mare sul velo / trasparente dell’acqua.”. L’esistere, in ogni modo, con il passare degli anni diviene sempre più incerto e induce a pensieri cupi : “ Noi siamo ombre, / di cui le storie non parleranno. / Noi non esistiamo.”. Inoltre, la solitudine prende sempre più spazio nell’anima, con la consapevolezza che il traguardo si sta avvicinando.

Aleggia così una visione complessa, che considera il tutto un passaggio in cui i momenti di serenità svaniscono con l’andare del tempo, lasciando spazio alla tristezza e alla solitudine: “Tutto è passato, il silenzio / la sola vertigine che resta.”. Civitareale s’immerge sempre di più in una visione filosofica della vita; neanche il rapporto amoroso gli dà una certa completezza. Comunque è sempre attratto dallo spettacolo della natura che lo circonda. Pertanto, ci dona bellissime immagini dell’ambiente marino: “Il giorno sta già serrando / le sue ciglia sopra un mare / che è un immenso tappeto / di luci, una scacchiera / d’ombrelloni che chiude la vita / in un indistinto brusio di suoni / nel va e vieni della risacca.” Oppure, ricordi palpitanti della sua terra: “ Ancora rivivono nella memoria / l’aspra corona dei tuoi monti, / il verde cupo dei tuoi boschi, / l’oro dei tuoi campi di grano / quando il mietitore porta alle labbra /il freddo boccale nell’estate che brucia”. Con il passare del tempo, i ricordi riaffiorano sovente, quando ancora il sogno era reale possibilità. Alla fine però ritorna sempre una dura realtà : “Buio è il cammino / che siamo costretti a percorrere / ed incognita la meta verso la quale / volgono i nostri passi.”.

Con questo volume, Civitareale ci fa entrare nel suo sentire poetico ed esistenziale, coinvolgendoci appieno.

Laura Pierdicchi