Defelice Domenico – Fede Speranza e Pandemia
Fede speranza e pandemia
Con la silloge inedita Fede speranza e pandemia Domenico Defelice si è aggiudicato il 1° posto al Premio NazionaleLibero de Libero del 2021, con relativa edizione. Egli è personaggio molto conosciuto nell’ambito letterario, avendo al suo attivo numerosi volumi sia di poesia sia di narrativa e varie monografie. Direttore della Rivista Pomezia Notizie, ha dato voce a tanti scrittori e poeti, noti e meno noti, dando vita e pulsione al difficile mondo della scrittura.
Questa nuova raccolta abbraccia diversi temi ma rilevante è lo stato d’animo vissuto con il maledetto virus che ha travolto il mondo. I versi si snodano fluenti, accompagnati dalla voce di Defelice, chiara e sincera. Il suo è un sentire profondo ed è legato molto alla terra d’origine, la sua Calabria. Infatti, anche in questo volume non mancano liriche che narrano ricordi del passato, come la pregnante lirica “Muratori del sud”: “…Da una lontananza astrale /una mattina di marzo /vi ho visto, fratelli del Sud, / sudare e cantare sui palchi / ai margini della metropoli…”. E’ uno scavo continuo per il poeta che cerca di analizzare le emozioni vissute e di esprimerle al meglio.
Da sempre è stato coinvolto anche dagli eventi sociali o fatti di cronaca e ha sempre dichiarato il suo pensiero, criticando anche aspramente ciò che di volta in volta riteneva negativo (e il periodo che stiamo vivendo è certamente carico di negatività). La lirica “Canto per la morte di Moro” ne è d’esempio: “…-Quale umana giustizia placherà mai / il grido del tuo sangue… / Sarà soltanto l’indice di Dio / nel giorno del giudizio / a paralizzare potenti e carnefici. –…”
Vi sono inoltre gli affetti familiari ai quali è legato visceralmente e per i quali teme che possa succedere qualcosa, soprattutto nell’atmosfera che si prospetta con il covid, da lui atteso: “Ti aspettavo. / Ad ogni sussulto del ventre / dicevo: “Eccolo, viene !” / Ora sei giunto messaggero /che per vie spedite mi porti / al rovente trono di Dio.”.
Le liriche che trattano il virus ci riportano ai tristi giorni passati in prigionia. Rievocano crudamente il dolore di coloro che si sono trovati nelle condizioni di poter morire e, purtroppo, dei tanti che non ce l’hanno fatta. Ci sono situazioni ospedaliere che bloccano lo stomaco e non mancano i camion dell’esercito per portare via i cadaveri: “”Senti che brusio ovattato di motori? / L’aerazione è forse del Pronto Soccorso? / Sono i camion dell’esercito, Alfio. / Non c’è posto neppure al cimitero. / In passato apparato di morte, / è forse oggi di pace?...”.
Con questa variegata raccolta, Domenico Defelice ci ha trasmesso una grande umanità e ha inciso a fuoco il tragico evento che ci ha coinvolto, facendoci capire quanto siamo fragili di fronte a un micidiale invisibile microbo.