Defelice Domenico – Le parole a comprendere
Le parole a comprendere
Domenico Defelice ci regala un nuovo volume, Le parole a comprendere, che denota il suo instancabile bisogno di avvicinarsi alla scrittura. Ben sottolinea Sandro Gros-Pietro nell’arguta prefazione, quando dice che “Domenico Defelice appartiene agli archivi della memoria letteraria dell’ultimo Novecento e della prima metà del Duemila…”. Infatti, la sua copiosa produzione comprende opere di poesia, prosa e critica. Inoltre, è da molti anni Direttore della Rivista Pomezia Notizie, nella quale sono passati e continuano ad apparire nomi prestigiosi. La sua personalità eclettica si avvale pure dell’arte pittorica, completando il cerchio di una vita spesa per l’arte e la cultura.
La sua poetica ha sempre spaziato in diverse direzioni e la struttura dei suoi versi cambia rispetto alla tematica trattata. Questo suo ultimo lavoro è suddiviso in quattro parti e rispecchia appunto il suo sentire, poiché ogni sezione tratta un argomento differente.
In Parole a comprendere, che dà il titolo al libro, Defelice si apre a riflessioni esistenziali che riflettono la caducità della vita con i tanti dolori che ci presenta, portandoci anche momenti di disperazione. La memoria di Defelice è colma di ricordi. In primis, le figure che lo hanno accompagnato nella sua infanzia, alle quali è legato profondamente. Il Poeta ci presenta delle scene meravigliose che rivelano un quotidiano povero ma ricco di amore familiare: “Mio padre è stanco ed ha sempre / le mani sanguinanti / dal gelo e dagli sterpi screpolate; / mia madre, attenta vivandiera, non mangia, / sazia della nostra fame mai placata”. Tuttavia, pur nella finitudine e nella consapevolezza che la morte ci accompagna sempre, emerge di continuo un velo di speranza. I ricordi, che all’inizio avevano fatto tanto male, assumono una certa lievità che scalda il cuore e portano consolazione.
Inoltre, Defelice è riconoscente alla vita per aver passato anche tanti momenti felici; per questo, è pronto ad andare oltre. Sin dalla nascita il pensiero della fine è presente: “Mi aliti dentro, notte e giorno / da quando sono nato. Notte e giorno / e neppure me ne accorgo.”. Chiede soltanto di poter andare in pace, consapevole di aver fatto del suo meglio, e di avere amato molto. Ormai sono tanti gli amici che lo aspettano: “ Gli amici quasi tutti son partiti / per il viaggio incognito.”. Tra questi, Peter Russell, al quale ha dedicato dei versi molto belli e pregnanti.
Nella seconda parte, Ridere (per non piangere), Defelice cambia registro e dal tono lirico e a volte nostalgico, passa alla sferzata ironica e alla critica sbeffeggiante, talvolta molto pesante. Diversi personaggi, sia politici sia dello spettacolo, vengono denudati della loro maschera e presentati sotto una veste ridicola o addirittura equivoca: “Silmàtteo è frantumato! / Silvio se la gode con mestizia / – in fondo, onestamente l’ha ammirato – / Matteo è salito al Colle e s’è dimesso. / Per anni ed anni avremo altri pagliacci / e il tutto cristallizzato, come adesso.”.
Anche nelle due ultime sezioni, Epigrammi e Recensioni, continua il tono ironico rivolto ad altri personaggi, sia anonimi sia noti nei vari campi. La voce critica di Defelice si eleva senza remore e ha il merito di esporsi e sottoporsi anche ad eventuali proteste. Non teme niente e nessuno ed espone ciò che pensa sinceramente. Questo nuovo volume comprende dunque la sua particolare personalità ricca di sfaccettature, che lo rende poeta complesso poiché sa spaziare in ogni anfratto dell’animo umano.