Defelice Domenico – Nicola Napolitano
Nicola Napolitano
Domenico Defelice ci offre un ulteriore lavoro, in ricordo di Nicola Napolitano, con il quale ha avuto un rapporto che nel tempo si è sempre più consolidato in una sincera amicizia, come dimostra il corposo epistolario inserito nella terza parte del Quaderno letterario dove, lettera dopo lettera, si delinea la sua complessa personalità. Napolitano, dalla vita agraria degli anni giovanili, è riuscito a laurearsi e nel tempo ad affermarsi come docente, Preside e Direttore di diversi Istituti, oltre che essere stato il Fondatore e segretario della Sezione di Formia dell’Association Européenne des Enseignants. Ha combattuto nella Campagna d’Africa e nella seconda Guerra mondiale, rimanendo prigioniero dei tedeschi prima in Grecia, poi in Germania. Ha passato molte vicissitudini, tra le quali la morte del padre in età giovanile, ma nonostante tanti dolori e amarezze, il suo animo è rimasto integro e amante della natura, della vita semplice e dell’onestà intellettuale.
Narratore e poeta, nella sua considerevole produzione sono sempre presenti gli elementi naturali, soprattutto la terra che ha lavorato da ragazzo e che gli è rimasta sempre nel cuore. Fra i tanti suoi libri, Defelice ha preso in considerazione quelli più significativi, quelli che maggiormente determinano il suo sentire. Inizia con Sorriso di mamma, dove rileva una grande umanità, che si sposa a uno stile naturalmente semplice, e la sapienza di aver idealizzato l’amore per la madre rendendolo universale.
Da Anche il vento, una delle migliori opere di Napolitano, Defelice coglie il delicato fondersi di uno stato d’animo malinconico (per la nostalgia della sua terra, per i dolori personali e quelli del prossimo) con l’esplosivo sentimento amoroso che lo travolge e che gli dona finalmente una visione più rosea e felice dell’esistenza. La donna diventa il fulcro della vita, tanto da affiancarla a tutti gli elementi da lui amati come la pioggia, il torrente, il mare, ecc. Un’opera dunque articolata e coinvolgente.
Per approfondire l’immagine di Napolitano, Defelice segnala poi il volume Poesia e umanità, che ne raccoglie l’attività critica e saggistica. Difatti, nel libro vi sono recensioni e saggi su diversi autori del novecento; sono tutti giudizi sentiti, poiché esaminati con l’animo dell’amico. Fra questi, Defelice scarterebbe alcuni nomi, come quello di Giovanni Bini.
Riguardo a Ciclamini, evidenzia il continuo intreccio tra i sentimenti e le figure naturalistiche, oltre che il coinvolgimento religioso, l’attenzione al sociale e l’aborrimento per la violenza. Continua ancora con il volume L’albicocca, per mettere in luce il narratore Napolitano; un romanzo che rispecchia sicuramente episodi autobiografici. Vi si trovano effettivamente gli elementi a lui più cari: la campagna, la guerra, l’ambiente scolastico, ecc. L’insieme traccia il percorso dello scrittore, anche se i protagonisti sono diversi e su tutti spicca la storia di una giovane coppia.
Un altro volume molto importante è Scorza e mollica, una fiaba che parla di re e di sortilegi, di boschi incantati, del bene, del male, ma nello stesso tempo introduce problematiche sociali. Una storia dunque che insegna la vita reale con le relative traversie e aiuta a riflettere. Nella disamina, Defelice lo confronta con la fiaba “Tiritituf” di Luigi Capuana, sottolineando le affinità ma soprattutto le divergenze.
Per ultimo, vi è il libro Casale. Proverbi e modi di dire, nel quale Napolitano ritorna alla tradizione della sua terra e nel quale Defelice individua il grande attaccamento dello scrittore verso la sua gente; un ambiente povero dove l’uomo può sposarsi alla natura e vivere nella semplicità seguendo il bene e la serenità. Affinché tale cultura non vada perduta, Napolitano ha riportato proverbi e modi di dire della sua città natia. Un modo anche per tornare al passato e ritrovare il calore dei suoi primi anni.
Nella “Parte seconda” del saggio, Defelice riporta sette brani che denotano l’interesse di Napolitano verso la natura e il sociale. Da questi scaturisce una vasta argomentazione, che mette in luce la devozione di Napolitano verso tutto ciò che esiste al mondo: dagli animali ai vegetali, dalla bellezza del creato a quella del corpo femminile. L’unico neo dentro tale meraviglia è proprio l’uomo, che sembra voler procedere verso la distruzione. Dall’uomo derivano anche le varie problematiche sociali, create dal suo grande egoismo e dalla propensione verso il male, che lo portano alla fine a combattere guerre devastanti.
Come detto in precedenza, nella “Terza parte” Defelice ha raccolto l’epistolario di Napolitano. Dopo un’accurata introduzione che narra l’evoluzione della loro amicizia, troviamo la prima lettera che porta la data del 21 marzo 1968. L’ultima è del 21 marzo 1993. Gli anni che legano Defelice a Napolitano sono dunque venticinque; un lungo periodo nel quale i loro animi hanno potuto confrontarsi e soprattutto accomunarsi nell’amore verso l’arte, la scrittura, il loro prossimo e la vita onesta.
A Defelice si deve riconoscere il grande pregio di non aver mai dimenticato gli amici, anzi, di averli immortalati tramite il suo lavoro. Tutti bravi e interessanti personaggi che hanno dedicato la loro esistenza alla difficile arte dello scrivere. Quest’ultimo saggio va perciò ad aggiungersi a quelli che l’hanno preceduto e che formano la cospicua produzione dell’infaticabile Defelice.