Defelice Domenico – Pregiudizi e leziosaggini

Pregiudizi e leziosaggini            (Due atti brevi)

Con Pregiudizi e Leziosaggini Domenico Defelice ci dona un’ulteriore prova della sua illimitata ispirazione. I due atti brevi, che risalgono al 1959, rappresentano il pensiero di un giovane autore e i protagonisti diffondono effettivamente la freschezza dei loro dialoghi e del loro giovane amore.

Pur con uno stile asciutto, e nella brevità degli atti, Defelice è riuscito a delineare efficacemente la personalità di ogni singolo personaggio. Ogni parola è calibrata, cosicché il discorso diviene pregnante e incide con immediatezza. Nello stesso tempo però l’agilità espressiva lo rende lieve, e i personaggi si muovono in una semplice ambientazione scenica.

Marcello è uno studente che sta in pensione nella casa di Emilia. I due ragazzi si amano all’insaputa della madre di lei, perciò non possono abbandonarsi alla passione. Marcello, pur partecipando emotivamente al contatto con la ragazza e alle sue problematiche, soffre di una profonda nostalgia per i genitori e la dimora che ha dovuto abbandonare. Al riguardo, Defelice crea delle immagini stupende che raffigurano un ambiente paradisiaco.

Vi è un altro ostacolo che s’intromette tra loro: il probabile arrivo del fratello Rodolfo, dal carattere riottoso, all’oscuro della stanza data in affitto, e da sempre contrario alla presenza di qualcuno in casa, specialmente se studente. Emilia, pur essendo molto innamorata di Marcello, non esita di dirgli che deve andarsene, e insiste tanto da convincerlo di spostarsi in casa di un amico. Anche la madre è molto preoccupata e spiega con dolcezza la situazione a Marcello, cosa che l’angoscia essendosi affezionata al ragazzo come se fosse un figlio.

Tutto sembra accomodarsi poiché il compagno di scuola di Marcello è ben lieto di ospitarlo, invece la situazione precipita per l’effettivo anticipato arrivo di Rodolfo, che provoca un panico generale. Questi, al contrario, si manifesta profondamente cambiato. Si dimostra gentile con Marcello, anzi, è quasi contento della sua presenza, e si scusa con la sorella per gli errori commessi in passato.

E’ una continua dualità che avvince il lettore: da una parte un apparente lento trascorrere della vita quotidiana, dall’altra una complessa interiorità che scuote e sdoppia ogni personaggio. Forse l’unica persona coerente è la madre, paralitica e sofferente di cuore, che stressata per il dispiacere di dover mandare via Marcello, l’ansia per l’arrivo del figlio e la paura di una sua reazione violenta, viene stroncata dalle troppe emozioni. La tragedia si consuma così solo per errate motivazioni psicologiche, in un intreccio ben congeniato che evidenzia la relatività dell’esistenza e l’incidere della verità presunta.

Anche se risalente agli anni giovanili di Defelice e ripescato dal mare magno del suo studio, questo lavoro si rivela attuale sia per le problematiche in esso contenute, sia per la capacità dell’autore di scavare nel profondo degli animi con un linguaggio moderno e immediato.