Ruth Brandes Francesca – Trasporto

Nel suo nuovo libro, Francesca Ruth Brandes opera una raffinata ricerca introspettiva, unita a una visione a largo campo, per delineare un transito esistenziale ricco di contrasti. Trasporto inizia proprio con la lirica “Viaggi”, che svela questo intento.

Oltre alla nitida ed essenziale struttura stilistica, che la distingue, traspare uno studio ancor più minuzioso sulla parola, di forte impatto; però, rispetto alle raccolte precedenti, si trova sovente un più ampio respiro che distende e intensifica il dettato. Vi è inoltre una costante tensione dovuta all’acuta sensibilità con la quale la Brandes scava nel passato e si proietta nel futuro. Emozioni penetranti, a volte crude o dolorose. Un continuo assillante conflitto interiore che la porta ad assaporare momenti nostalgici: “Lì sta nostalgia | da toccare con dita | fresche | quelle secche d’inverno | quelle che sentono appena | il dolore.”; e viceversa, cercare brucianti condizioni: “Non consolazioni | voglio | ma furori incandescenti | inferni vivibili”. Nel suo migrare dedica versi a chi ha lasciato un segno, o ha condiviso qualche tratto di strada, talvolta piana ma per lo più impervia. E c’è una presenza alla quale si rivolge e che richiama momenti di unione, ma la Brandes non si concede totalmente, lascia sempre una zona d’ombra per un’indefinibile interpretazione. Infatti, la sua non è poesia semplice, si devono leggere e rileggere i versi per comprenderne il pregnante significato. Tuttavia, emerge un intimo smisurato groviglio (certamente frutto di molti accadimenti dolorosi) e il bisogno di dipanarlo per evidenziarne la motivazione e sedarlo poi con la scrittura. Il suo transito inizia dai tempi lontani dell’infanzia e giorno dopo giorno tocca nuove tappe; un lungo cammino che la accompagnerà sino al traguardo finale. E il libro chiude con una lirica nella quale la Brandes giustamente s’identifica con il viaggio: “Io sono il viaggio || Hope || e si vive nascendo | offrendo il fianco | alle soste | agli intoppi di via.”.

La sua, forse, è un’instancabile ricerca del perché, della ragione di ogni singolo evento, come s’intuisce anche nella lirica “Preghiera”: “E vengo lo stesso | vengo e | ti spiego mi spiego | e chiedo, l’ho deciso | ti chiudo nel pugno | con disperazione con amore”, ma è pure ricerca delle proprie radici, per non spezzare mai il filo che la unisce al passato.