Lonetti Francesco – Quando ero più vecchio
Quando ero più vecchio
Francesco Lonetti s’introduce nella vita poetica con l’opera prima “Quando ero più vecchio”. Il volume raccoglie poesie giovanili che ora, in età più matura, gli sembrano forse troppo impegnate, tanto da sentirsi più giovane di quando le aveva scritte. Procedendo nella vita, infatti, s’impara ad alleggerire certi impatti e ad allargare i propri punti di vista, succede così che ripensando agli eventi passati, ci si accorge di averli considerati più del dovuto.
Lonetti è uno spirito libero, e già questo comporta un sicuro malessere, una sensazione di soffocamento nel trovarsi in una società conformista e alquanto falsa. Se vi aggiungiamo l’impeto della giovinezza e la voglia di cambiare le cose, comprendiamo l’intento di questo lavoro.
Il timbro poetico è principalmente d’ampio respiro, ma varia nella lunghezza del verso. A volte diviene prosastico, altre scorre velocemente con versi addirittura bisillabi, e vi sono dei momenti di sintesi che inchiodano il lettore: “Oggi abbiamo preso l’ascensore insieme: / ho visto nello specchio / gli anni accigliati di mio padre.” . Un’altra prerogativa è il ritmo incessante, che denota la passione di Lonetti per la musica; egli carica i componimenti di un susseguirsi di assonanze, rime e allitterazioni, ripetizioni a volte ridondanti e ossessive. Spesso si trovano riferimenti a interpreti e autori di musica, soprattutto moderna. Non solo, perché nel dettato vi sono altri molteplici richiami.
Sandro Gros-Pietro, nell’acutissima prefazione, l’ha accostato ai poeti americani, a quelli che ribellandosi alla società che li circondava hanno aggrovigliato la propria vita. Questo è più evidente in quelle liriche dalla cadenza articolata e martellante. Ma ciò che lo allontana da loro (e anche qui Gros-Pietro ha colto nel segno) è il tono ironico e spesso canzonatorio del suo dire, all’opposto di quello drammatico degli americani.
Una poetica dunque, che pur trattando forti argomenti e intense emozioni, risulta moderna e piacevole. Anche i temi si susseguono e variano. Lonetti parla dell’ambiente genovese, soffermandosi nei sobborghi dove i personaggi si caratterizzano per il modo di affrontare la vita, ai margini della legalità o addirittura oltre. Diverse etnie che circolano per i vicoli in cerca di avventura. In un certo senso una forma di contestazione che si oppone alla vita borghese, apparentemente serena, che nasconde invece grandi solitudini e molti compromessi.
Parla anche dell’amore e di tutte le sue sfaccettature: l’esplosione erotica, il desiderio inappagato, la ricerca del sublime e la caduta di fronte alla banale realtà. Tratta inoltre il quotidiano, le piccole cose, gli oggetti che lo circondano, ecc. Un mondo nel quale lo spazio si dilata per dargli modo di assaporare un’assoluta libertà e dove può confrontarsi con la più aspra concretezza, ma anche volare e perdersi nel sogno.