Castellani Fulvio – Quaderno sgualcito
Quaderno sgualcito
Nella silloge Quaderno sgualcito, che ha ottenuto meritoriamente il primo premio al Città di Pomezia 2012, Fulvio Castellani ci propone delle liriche cariche di nostalgia, a volte amara, a volte dolce, in ricordo di un passato ormai lontano ma ricco di preziose emozioni e di sentimenti da condividere. Il tempo, infatti, non ha solo assorbito eventi personali del poeta, ma ha inaridito la società spalancando le porte ad una solitudine collettiva.
Castellani è nome ben noto della vita letteraria ed ha un ulteriore merito, quello di interessarsi agli altri. La maggior parte di chi scrive si crogiola nel proprio ego, invece lui ha dedicato parte del suo tempo alle interviste facendo conoscere tramite riviste e fonti letterarie l’intento creativo di una moltitudine di poeti/scrittori. Già questo denota la sua ricerca di comunione, per non perdere l’umanesimo imparato da chi lo circondava negli anni giovanili: “Non più le lavandare / a sciacquare i panni / staccando petali d’amore / al chiacchierare piano / tra sussulti e assensi.”. Ora che quel tempo è passato, sprofonda a volte nel vuoto e nella solitudine che incombono.
Le liriche sono di breve/medio respiro e il dettato non rasenta mai quella sdolcinatezza così facile a trovarsi quando si trattano i ricordi, bensì il pensiero incide prepotentemente coinvolgendo appieno il lettore. La stesura è sempre suddivisa in strofe cosicché lo spazio bianco dà respiro e pregnanza ai versi precedenti.
Castellani ha saputo magistralmente sintetizzare i momenti importanti del suo percorso esistenziale donandoci bellissime immagini del suo passato. Vi troviamo un ambiente dal sapore contadino nel quale la povertà è alleviata dall’amore della madre, dal calore del camino, dai giochi di bambini allegri. Vi è pure la stagione dell’amore con i momenti di passione e quelli di abbandono. Ciò che accomuna il dettato è però un velo di malinconia, che si acuisce quando il poeta ha la consapevolezza che la gioventù è passata: “E nessuna fuga è possibile / neppure il ricordo, un lamento / alla carezza lunga dello specchio / che bisbiglia rughe, consumate / tracce di giovinezza.”, e che la solitudine lo circonda: “Così gli autunni si rinnovano / e gli inverni, e le fredde mani / scaldano il gelo degli sguardi / e anch’io mi ritrovo / a salutare senza aprire bocca / a chiedere l’elemosina di un bacio / a lucciole e cicale: con un groppo alla gola, certo / e la bisaccia vuota d’amore.”.
Quest’ultima raccolta di Castellani è dunque densa di significato, ed ha il pregio di creare l’atmosfera degli anni più belli del secolo scorso; un tempo che incide nostalgia in tutti quelli che hanno vissuto in quel periodo. Un tempo ormai stravolto dai giorni odierni.