Bourgeois Gaston – Di schiuma e di vento
Di schiuma e di vento
Gaston Bourgeois, nato a Parigi nel 1910, appartiene alla generazione del primo novecento e risente ancora degli echi ottocenteschi. La sua produzione perciò si avvale di una struttura classica che si sviluppa in endecasillabi con l’uso della rima. Tradurre una poesia di questo tipo è compito senz’altro difficile poiché il traduttore deve rendere, oltre al significato testuale, anche la giusta musicalità. Defelice ci è riuscito magistralmente donandoci una versione che rispecchia l’andamento classico, senza tuttavia appesantirla con toni enfatici e rime baciate. Soprattutto, è riuscito a rendere inalterato il testo, cosicché il messaggio di Bourgeois rimane integro dandoci la possibilità di entrare in un’atmosfera molto diversa da quella attuale: un mondo che rispecchia il lento passare del tempo, una condizione umana in connubio con gli elementi naturali, un pensiero introspettivo che elabora con acume e sensibilità il fluire degli eventi.
La raccolta è suddivisa in cinque sezioni. Vi troviamo testi inerenti all’infanzia, nei quali il poeta denuda il suo animo palesando ricordi nostalgici ma ponendo anche degli interrogativi sul mistero dell’esistenza: “Che sarà di me? Mistero! / E del mio sogno di chiarezza, / del mio amore per la terra / della mia prodigalità, …”. Dall’infanzia il percorso continua ricco d’incognite e di solitudine. Un inventario dei sogni non esauditi, una ricerca di fratellanza in un mondo carico di odio: “È possibile tant’odio? / tanta crudeltà inutile, / tanto sangue per arrugginire la catena / che ci lega all’oscurità?”, la consapevolezza di quanto sia importante l’equilibrio della natura con le sue meraviglie. Questi i punti salienti della seconda sezione “Le strade d’uomo”, ma vi è pure l’attenzione per la povertà (soprattutto quella dei bambini), una certa insofferenza per la vita cittadina, dove nell’aria pesano i fumi delle industrie, il rimpianto per la perdita dell’amato cane, lo struggente ricordo dei genitori: “Padre, non sei più solo nel grande cimitero; mia madre ora riposa al tuo fianco / ed ambedue salite la strada della luce / che al segreto conduce della nostra eternità.”
In “D’aprile e di neve” Bourgeois s’immerge nella natura, sua condizione preferita. Qui il discorso si fa più leggero e il poeta s’inebria sia della primavera, che risveglia con i suoi vividi raggi il mondo vegetale e animale, sia della neve che “Mette la sua dolcezza sul selciato della città, / raggi di chiarezza sui tetti delle case…”. Vi è pure la malinconia delle ore lente d’inverno e l’attrazione fatale per la madre terra, che ci dà vita ma che alla fine, inevitabilmente, se la riprende: “…ci riporta senza tema un ultimo sotterfugio / alla sabbia fremente da cui siamo usciti / e che sarà tuttavia il nostro ultimo rifugio.”.
Bourgeois poi ci regala (sempre per merito del bravissimo Defelice) delle interessanti “Cartoline postali” che descrivono scorci della sua Parigi, come la bella lirica “In barca sulla Senna”, oppure luoghi visitati, fotografati mentalmente e trasfigurati mediante l’ispirazione poetica. E nell’ultima sezione vari argomenti: il sentimento d’amore verso il territorio provenzale, momenti sereni vissuti al mare, spettacolari tramonti e altro ancora. Nel complesso, una raccolta che coinvolge per il profondo contenuto e che denota una grande sensibilità. Da evidenziare che le azioni si svolgono in ambienti idilliaci, nei quali la perfezione e la bellezza del creato sono giustamente esaltate.
A Domenico Defelice va dunque un rinnovato plauso per averci proposto un ulteriore validissimo poeta. Senza la sua mirabile traduzione, Bourgeois sarebbe rimasto sconosciuto a molti lettori.