D’Incecco Lina – Ombre e luci

Ombre e luci

Il verso di Lina D’Incecco si snoda armoniosamente senza interruzioni per delineare il suo impellente coinvolgimento nell’esprimere un sentire aperto alle problematiche sociali e universali.

Ombre e luci ha meritato il 2° premio Città di Pomezia 2016 e già nella prima lirica la poetessa tratta la tragedia accaduta a Parigi per merito dei colpi di kalashnikov che hanno distrutto vite innocenti seminando terrore. E’ l’atmosfera dei nostri giorni. E’ una condizione peggiore della guerra normale; nessuna regola e solamente distruzione: “Sì, quella sera Parigi era / l’affresco della brutalità / dell’ignominia / mentre la morte banchettava / con le sue armi letali / per umiliare la città / distruggere la vita.”. E’ un glorificare la morte e ricorda purtroppo un altro triste momento per l’umanità, quello del nazismo che ha sterminato milioni d’innocenti. La seconda lirica ben descrive la desolazione e il disperato dolore “di uomini, donne, bambini / usciti dalle fosse comuni, / ricomposti dalle ceneri / dei forni crematori.”.

Un’altra piaga dei nostri giorni è quella dell’immigrazione. Gente disperata che arriva sempre più numerosa, con un filo di speranza, e si ritrova in un “campo di rifugio” dove “Sotto i giubbotti e gli scialli / c’è freddo e fame. / Il loro esodo fermato in quel campo / dove i giorni passano vuoti. / Giovani energie spente, inattive. / Anziani rannicchiati in ossa stanche.”. Quando invece riescono a fare qualcosa si ritrovano sfruttati com’è successo a Rosarno “Lì, avevano trovato l’inferno: / sfruttamento e degrado, / una vita disumana.”.

A Lina D’Incecco non sfugge neanche la condizione dei barboni “Un fagotto nero / riversato sulla panchina, / un mucchio di indumenti / che nascondono un corpo.”. Per fortuna però a tutto questo vi è un risvolto che dona speranza e che rileva una voglia di vivere, come per esempio “Gli scout” che passano il tempo in mezzo alla natura cantando e fischiettando, oppure “I Tokio Hotel” con la loro atmosfera surreale: “catapultati sul palco / sono i nuovi vikinghi / avventurosi e arditi / nella musica dei metalli / dove batteria e chitarre / sono pirati ardimentosi. “. Un inno all’esistenza è pure la bellezza dell’ibisco che fa diventare un “giardino d’oriente” un angolo angusto, e per finire, la dimensione più luminosa e ricca di vita: quella dell’amore verso il prossimo. E chi più della Vergine di Lourdes o il Cristo può donarci l’amore di cui abbiamo bisogno?

Si conclude così la raccolta di Lina D’Incecco, con un motivo d’amore e di speranza per far sì che la luce vinca sempre sull’ombra.