Galatà Maria Grazia – Zhamsin (Frammenti di scrittura)
Zhamsin (Frammenti di scrittura)
Maria Grazia ha una personalità molto particolare, che non è costruita come spesso accade, bensì appartiene proprio al suo essere, e la sua poesia appartiene alla ricerca concettuale della parola.
Al primo impatto la lettura non risulta facile poiché i versi lasciano spazio all’immaginario del lettore, il quale deve concentrarsi e coinvolgersi, cogliendo l’emozione che gli viene trasmessa.
Il libro Zhamsin (Frammenti di scrittura) si avvale di una profonda e interessante prefazione di Gian Ruggero Manzoni, il quale sottolinea che “…la sua forza di caratterizzazione non nasce dalle descrizioni di sé, o di personaggi, o luoghi, bensì nella capacità del mettere in evidenza “un qualcosa” di non contingente, di non totalmente palpabile, di indefinito.”
In effetti, Maria Grazia parla a tutti noi. La sua poesia non è “intimista”, anzi, crea un “ipotetico dialogo”, dove si addensano visioni, pensieri, concetti, ricchi di pathos e che vanno oltre il consueto poetare.
Un’altra prerogativa della Galatà è di essere sincera con se stessa. Le sue liriche sono frutto dell’immediato, della pulsione creativa, senza pensare se ciò che scrive possa piacere agli altri. Ne risulta un dettato scevro da ridondanze, carico di tensione, dove la parola viene distillata, carica di liricità ma nello stesso tempo attuale e immediata.
Ciò non significa che il contenuto riveli una personalità insensibile, bensì, al contrario, esprime un sentire colmo di emozioni, che raccoglie e intreccia avvenimenti del passato con il procedere quotidiano ricco di incertezze. Il tutto crea un’atmosfera enigmatica che scaturisce dall’inconscio, da una elaborazione intellettuale. Si coglie pure una certa solitudine e in certi momenti il dolore per un forzato distacco dalle persone amate. Sembra che Maria Grazia analizzi continuamente il suo animo nel profondo, ed è pescando nel subconscio che riesce a realizzare una dimensione quasi metafisica, dove il suo IO scompare e il testo diviene universale.
Maria Grazia Galatà spesso si rivolge ad un interlocutore, ma non lo nomina mai, sembra una presenza amata ma potrebbero essere parole rivolte al suo stesso inconscio. Il dolore di sicuro inizia a 18 anni, come dice: “…quando iniziarono a sprofondare / i pavimenti ad uno ad uno…”.
Le liriche sono tutte di breve respiro, alle volte quasi lapidarie, ma il contenuto si fissa indelebile e incide emotivamente.
Si respira un’atmosfera carica di tensione, di silenzio, di solitudine. L’animo di Maria Grazia è in continua evoluzione, una continua ricerca esistenziale ben sapendo che la realtà porta spesso perdite e dolore, e certi ricordi, se pur belli, fanno male lo stesso, come si evince dai suoi versi “La mano delicata di mia nonna mi spezza / il cuore”.
E’ difficile individuare l’intento di Maria Grazia Galatà perché il suo è un pensiero plurime e aperto al tutto. Come dicevo all’inizio, la sua ispirazione appartiene alla ricerca concettuale e filosofica che si sposa alla poesia e ricerca filosofica dell’editrice Anterem, che coinvolge molti autori dello stesso sentire.
Ciò che conta per lei è il linguaggio che comprende la struttura del verso e il canto dello stesso. Ogni parola è distillata e gli stacchi tra un verso e l’altro creano un silenzio assordante.
Ogni riflessione che si possa fare sulla sua poetica deve entrare in un piano che va oltre e dove tutto è possibile. Si deve entrare nella percezione, nel metaforico, nell’illuminazione, nel detto/non detto, nel mondo originale e sincero di Maria Grazia Galatà.
Ora penso che solo con la lettura dei testi si possa comprendere meglio ciò che ho creduto di capire della sua poetica.