Lodi Marisa – Oltre il cancello

Oltre il cancello

Nella silloge Oltre il cancello, che le ha valso il quinto premio al Città di Pomezia 2011, Marisa Lodi ci introduce in un mondo ormai scomparso, in atmosfere ora difficili da trovare e che lasciano una grande nostalgia in chi ha vissuto gli anni del passato, quando tutto era più semplice e l’umanità trovava spazio per incontrarsi e aiutarsi al bisogno.

Con un verso limpido e armonioso, comunica il suo stato d’animo di fronte al cancello di un vecchio giardino, chiuso da anni. Oltrepassandolo, una valanga di ricordi la investe e dalla desolazione del luogo abbandonato e incolto nascono visioni di momenti felici, passati tra un “patrimonio di volti e voci”. Per Marisa Lodi era una meta giornaliera, e lo stesso era per gli altri frequentatori, cosicché il trovarsi diveniva un silenzioso appuntamento: “Uno sguardo, un sorriso, / un cenno di saluto, / bastavano a tener vivo / quel conoscerci, / quel piacere di vederci, / di sentirci legati / a quei fiori, a quegli alberi, / a quella quiete / che teneva lontano / il frastuono cittadino.”.

La poetessa ci regala delle preziose immagini: la giovane madre con il piccolo in carrozzina, la signora un po’ svanita accompagnata da un amico invisibile, lo studente che sceglieva un angolo appartato per ripassare le materie, i fidanzati che sprigionavano la loro felicità, ecc. Il tutto attorniato dal cinguettio dei passeri, lo scorrere di un ruscello, lo sciacquio di una fontana e le allegre voci dei bambini. Un mondo dunque scomparso e il peso del rimpianto è tale che Marisa Lodi sente il bisogno di richiudere quel cancello e tornare al presente.

Termina così la prima sezione della raccolta. Nella seconda “Non aprire la porta” troviamo liriche diverse, che però si agganciano al tema del ricordo. Infatti, la poetessa cerca di sfuggire al passato per non dover più soffrire e cerca di protendersi verso giorni nuovi: “Spalanca invece / la finestra / che lascia entrare / la luce di un giorno nuovo, / il canto di voci amiche / a cui unirti in coro, / il calore del sole / che ti sembrerà / come appena inventato.”. Tuttavia, pur trovando momenti sereni, alla fine il ricordo la sorprende ancora, ed è forse quello più struggente: l’amato padre dai magnetici occhi azzurri: “Nei momenti di dubbio, / negli attimi di smarrimento, / ricorrevo a te e mi bastava / tuffarmi nella luminosità / dei tuoi occhi magnetici / per ristabilire l’equilibrio / che avevo smarrito.”.

Conclude la raccolta, una lirica che riassume il senso dell’esistenza. E’ una bella e dolce immagine di un nonno col nipotino: “C’è aria d’amore intorno, / di gioia e protezione. / C’è unione d’intenti / fra passato e presente.”. E non vi può essere presente senza passato.