Martiniello Luisa – La casa del sole

Editrice Ferraro 2003 – € 8,00

Prima di entrare nel merito della raccolta “La casa del sole” di Luisa Martiniello, devo evidenziare il notevole saggio critico di Giovanni Amodio, che introduce l’opera sviluppando analiticamente l’intento dell’autrice ed aiutando il lettore a gustarne i particolari. Il libro, invero, è frutto di una complessa elaborazione ed è suddiviso in ben otto parti, che nell’insieme costituiscono la pianta della “Casa”.

Ad ogni stanza la Martiniello attribuisce il nome in latino, con la relativa traduzione in italiano, e la collega ad un sottotitolo evocativo e ad un riferimento mitologico. Già dall’impostazione si comprende quindi di trovarsi di fronte ad una poetica d’ampio spettro e non di facile fruibilità.

L’itinerario comincia dal Vestibolo. Qui nasce l’idea della casa simbolo alla quale affidare ad ogni stanza una parte dell’anima; qui nasce la poesia, e l’autrice l’associa a Helios ed a Messer lo frate Sole, quale allegoria della sua raccolta. Si passa poi all’Atrio, dove la narrazione si amplia e spazia dai ricordi materni a quelli della città natia, ricordi che s’intrecciano creando bellissime immagini; l’atrio si riempie di presenze come la piazza di Mirabella il giorno del mercato ed è il luogo che “incastona/le perle di famiglia”. 

La terza stanza della casa è la Sala di ricevimento, ossia “Il salotto buono”, ambiente propizio al dialogo che accoglie i momenti sereni, dove si trovano “comode poltrone/ per racconti di nonne/ e per svaghi di camino”, e dove “Ogni divano/ si concede la sua favola/ e mette a festa/ il grigiore quotidiano.”; oppure si può “Conversare/ coi versi. / Tacere/ con i pensieri.” In questa stanza la poetessa si concede toccanti epifanie con relative toccanti immagini di quadri familiari.

Nella Parte IV, la Sala da pranzo, la Martiniello s’immerge nel caldo tepore del desco familiare e culla emozioni antiche, quando condivideva il pasto e gli affetti, tanto che lo spirito si poteva saziare d’amore. La Camera da letto, invece, è il luogo dove ci si può spogliare dei vestiti e dell’anima. Nell’intimità dell’alcova si può stare anche soli con se stessi ed aprire la mente alle emozioni giornaliere, comprese quelle del lavoro (che per l’autrice equivale ad una missione, amando i suoi alunni come dei figli); infine, è il luogo dei sogni ma anche del disincanto, ed è quello in cui si può generare una nuova vita.

Nell’ambiente riservato ai Servizi spicca la figura della nonna quale regina di questo luogo. La Martiniello, rifugiandosi qui, può ritrovare le favole antiche, l’amore e la saggezza di un tempo, oltre che ricordare i tanti doni che la nonna dispensava. Si arriva poi al Cortile interno, dove si può accedere alla preghiera ed appoggiarsi all’aiuto della fede per chiudere le tante ferite dell’anima; inoltre si può chiedere luce per la casa: “coltivo/l’angolo sacro/ che nell’interno/ del cortile/ rende grande/la mia casa del sole.. Infine, nel Porticato, la parte più ampia della Casa, l’autrice avvalora il suo ruolo pubblico, tanto importante quanto quello privato. Si concede divagazioni scolastiche riesumando autori e miti, e si preoccupa soprattutto di quello che può dare ai suoi amati alunni.

La poetessa  ha terminato così il percorso della sua dimora, che per lei è equivalso ad un viaggio addentro l’anima, oltre che ad un approfondimento del suo pensiero. Ora, rendendosi conto dell’esperienza vissuta, si sente più sicura e può considerarsi pronta ad affrontare i tanti problemi della vita: “Io che pure/ ho vissuto un passato/ di rondine/ rimango. / Da capitano non abbandono / la nave / se l’età e la ragione / non concedono più sconti.”. In ogni modo, non ha ancora il coraggio di qualificare il suo giorno: “Mi interrogo ogni giorno / senza / mai attribuirmi il voto.”.

Ho scelto solo i punti più significativi e più intimi di queste varie stanze, ma non si pensi che la Martiniello pecchi d’intimismo. La sua poetica è ricca di elementi universali, di metafore, di rievocazioni mitologiche e culturali, di visioni oniriche, di motivazioni psicologiche, ecc. La sua complessa struttura mentale è affidata ad un verso conciso, nitido ed immediato. Gli spazi bianchi lasciano il dovuto silenzio tra un pensiero e l’altro e ne rafforzano il significato, cosicché ogni lirica scandisce la voluta emozione, e la raccolta nell’assieme denota un grande impegno e un rilevante spessore artistico.

Laura Pierdicchi

In “ULTIM’ORA”  – 4/10/2003