Marzulli Grazia – Il velo di Maya
Portofranco – Collezione Delphinus – 2004

Non ci si può accostare alle liriche della Marzulli per una semplice lettura perché il concettualismo della stesura richiede una particolare attenzione; infatti, il pensiero è costruito mediante un logos studiato in modo che venga a crearsi un dettato denso e raffinato, che in qualche punto richiede una certa intuizione per comprenderlo appieno. Inoltre, ogni tanto il pensiero si sdoppia con una voce in corsivo che ne rafforza l’impatto.
Anche il ritmo è particolare e variabile: dalla musicalità dell’endecasillabo si passa all’incisività del trisillabo ed altre diverse metriche; come d’altronde la struttura metrica, che a volte è raggruppata in un discorso continuo, altre volte in terzine, sestine, ecc., oppure il verso è lasciato da solo, lapidario.
L’indole di questa valida poetessa, che sembra aver bisogno di spaziare in tutti i sensi per dire ciò che desidera secondo l’emozione del momento, evidenzia in questa sua nuova silloge “Il velo di Maya” la frammentarietà sopra descritta. Una sezione è dedicata alla memoria; qui la nostalgia del tempo passato crea un ambiente suggestivo colmo di rimpianto per i momenti sereni trascorsi in un’altra dimensione: “Il tempo adolescente in guanti bianchi/ mi dischiudeva il mondo/ e nel gran velo di Maya/ ricamavo cieli tersi”. Quando la Marzulli confronta quel tempo con il presente non può fare a meno d’intristirsi: “Depongo il fardello e con le ali al cuore/ all’orizzonte ascendo/ in attesa/ del corriere d’illusioni”.
La sua attenzione si sposta poi sull’amore e con delle liriche molto intense evidenzia la sofferenza della condizione femminile. La donna, infatti, per la sua indole più sensibile e complessa è destinata a soffrire per ogni sfumatura o cambiamento: “Altalenante / in rete di protezione/ allenti e stringi / il nodo alla mia gola / oscillante sull’orlo dell’abisso.”.
Infine, nella sezione “La parola (s) velata” propone alcune liriche molto pregnanti dove l’esistenza è oggetto di un’analisi accurata, e dove la filosofia del pensiero la porta a sperare che l’uomo: “volgendo il passo in ascesa/ consegnasse libera la terra/ e la sua storia/ nelle mani divine”.
Laura Pierdicchi
in SILARUS n.237/2005