Bosco Matteo – La città delle Matrioske

La città delle Matrioske

Con una nota esplicativa, Matteo Bosco ci dice che la sua nuova raccolta La città delle Matrioske tratta di noi, poiché l’esistenza è “…il palcoscenico sul quale sperimentiamo gli altri, forgiamo i nostri sensi, narcotizziamo o eccitiamo i sentimenti fino alle estreme conseguenze.”.

Bosco ha il dono di captare ciò che lo circonda e di tradurlo in poesia. Non si limita alle apparenze, bensì indaga nei segreti dell’animo ben sapendo che ognuno porta una maschera e ogni azione o sentimento può celare una diversa motivazione; quindi, ha scelto una tematica senza confini e difficile da trattare.

Iniziando la lettura, si comprende subito la sua capacità di penetrare le cose tramite una ricerca “originale” dal timbro incisivo che (come ha ben rilevato anche Alessandra Pittini nella presentazione) ti inchioda, ti disarma per la forza delle parole. La lirica Prove vocali è un esempio della sua propensione a giocare con l’alfabeto. In ogni modo, il contenuto del libro è variegato e Matteo Bosco spazia da momenti sociali a implicazioni psicologiche, immagini del suo Friuli, gesti del semplice quotidiano e molti altri argomenti significativi.

Un’altra prerogativa che rende la poetica di Bosco “personale” è il modo con il quale si accosta al testo. Non si confida mai completamente. Anche se parla di sé, lascia sempre un vuoto, uno spazio interpretativo che stimola il lettore e rende il dettato universale. La sua dunque è una voce nuova e interessante, che si discosta dal consueto (e a volte banale) verseggiare, e che incontrerà certamente un riscontro dalla critica qualificata.