Bender Max – Il Canzoniere bifronte
Il Canzoniere bifronte
Maria Grazia Lenisa è una voce molto conosciuta ed apprezzata, Max Bender invece è un personaggio nuovo, sconosciuto e particolare; tuttavia leggendo la sua nota biografica si potrebbe credere che esista davvero. Dopo, mediante la prefazione di Visser, il dubbio s’ingrandisce perché egli mette in gioco la possibilità che Max sia un’invenzione. Arrivando al testo il dubbio non si risolve, anzi, rimane una costante sino alla fine poiché lo stile di Max assomiglia moltissimo a quello della Lenisa; Max però è innamorato della poesia di Maria Grazia perciò può aver voluto plagiare la sua poetica. Tutto questo provoca un certo spiazzamento, ma forse la raccolta si deve cogliere proprio per questo impatto e l’emozione che produce.
Nelle due sezioni, lo scambio poetico gioca mirabilmente con le varie sfaccettature del desiderio, dell’amore e dell’erotismo, ed un’arguta ironia serpeggia tra i versi: “Max che rincasa a tarda notte e porta l’odore/ di una bionda cameriera, goduta quando / si spegne l’insegna del bar, / svestita in fretta e posseduta sul tavolo / allisciato da biliardo…Max che ritorna pieno / di disgusto quasi fosse un rosato chierichetto….”; oppure, dalla parte di Max: “Così ambigua mi appare, un buco nero ove / sprofonda il sogno e prende corpo un regno / di parole senza fondo che scendere o salire / fa lo stesso: è una misura dell’atto d’amore.”
Il “Canzoniere bifronte” si differenzia dalle raccolte poetiche usuali; qui la poesia perde il consueto lirismo, ed i toni malinconici non esistono. Il discorso è esplicito, alle volte crudo, e la stesura è veloce, alle volte sbrigativa. Alla Lenisa interessa sorprendere e creare un impulso subitaneo; inoltre, l’atmosfera si può definire anche scherzosa, e lascia in chi legge un pizzico di divertimento.