Lucarini Paola – Un incendio verso il mare
Un incendio verso il mare
Paola Lucarini descrive in questo suo ultimo lavoro un percorso di passione. Lei stessa informa che il libro è nato da un sogno: una donna in fiamme che corre verso il mare per spegnere l’incendio nelle acque azzurre. Un sogno che le resterà impresso, tanto da indurla ad elaborare una ricerca esistenziale che dalla passione arriva alla sublimazione. Dall’incendio esaltante dell’inizio amoroso al dolore ed alla solitudine; infine, l’entità assoluta, l’unica che si può amare in eterno in una dimensione spirituale, che appaga e rigenera. E’ nel testo “Maria di Magdala”, controcanto a “Un incendio verso il mare” che la poetessa esplica l’importanza d’incontrare Dio, rendendo evidente il sentimento della peccatrice redenta per Gesù. In quest’appendice l’autrice riporta dei versetti dai vangeli di Luca e Giovanni riguardanti la predicazione, il calvario, la morte e la resurrezione di Cristo; a questi contrappone il suo canto ricco di musicalità dove appare tutto l’amore e la disperazione di Maria, che si è donata al Signore incondizionatamente: “Mai più feci ritorno alla chiusa alcova / dove il desiderio di molti attendeva. / Il tuo silenzio, amato sconosciuto, / mi strinse a sé più seducente / di ogni soave parola, / più dei gemiti e sospiri che avevano cinto / i giovani fianchi e il fulvo pube.” .
La Lucarini, protagonista della vita letteraria, propone un verso elegante, costruito abilmente con varie metriche e giusti respiri. Il lirismo è contenuto, mai voli strepitosi. E’ la parola che si carica della pregnanza emotiva; infatti, ogni vocabolo è studiato per cesellare un momento, una condizione, uno stato d’animo, un ricordo, un paesaggio, ecc..
All’inizio i componimenti sono ricchi di un sentire esplosivo e rendono perfettamente la meraviglia della passione, quando neanche il sangue riesce a calmarsi: “ …nascondimi in te, ansante, / che nessuno in famiglia mi veda / mentre nel sangue mi senti / così fremente, e tua vita.” Lo stesso amore però è destinato a distruggersi, apportando nel tempo solo dolore. Ed è attraverso il dolore, nell’annullarsi in esso, che si può conoscere la rassegnazione ed a purificare i ricordi. Il percorso in ogni modo è duro, e in certi momenti la tristezza e l’amarezza possono pietrificare: “…amo le pietre. / Non piangono. / Nemmeno io.”.
Sarebbe comunque riducente mettere in rilievo solo la parte passionale ed emotiva del libro perché in esso vi è tutto un mondo. Vi sono luoghi ed immagini a volte quasi fiabeschi, memorie ed oggetti, fiori, conchiglie, ventagli, e tante altre piccole cose; il tutto giocato con una disposizione artistica visionaria e una concezione simbolica: “Ho tracciato il cerchio magico / ora sei un apprendista stregone, / con la bacchetta raccolta da terra / innerva simboli d’aria / nel fluire dell’acqua / nel fuoco del sangue.”
Alla fine, si può solo esser grati alla poetessa di averci reso partecipi della sua ricerca iniziatica, e di averci dato la possibilità d’intraprendere insieme questo interessante viaggio.