Pardini Nazario – I simboli del mito
Il Croco – I Quaderni letterari di POMEZIA-NOTIZIE – 2013

La silloge che ha vinto quest’anno il Premio Città di Pomezia si distingue per originalità di scrittura e di contenuto. Nazario Pardini con I simboli del mito ci fa entrare in un’atmosfera “altra”, nella quale rivivono figure mitologiche e storiche in un intreccio continuo con la realtà odierna quale simbolo appunto della continuità del tempo.
Si coglie subito lo spessore poetico/linguistico, nonché dotto, di questo importante poeta. Le liriche hanno un sapore classico e i versi si dipanano fluidamente creando una perfetta musicalità. La voce però è moderna e i temi trattati rispecchiano problematiche attuali che si concatenano con i personaggi “simbolo” del passato; quella mitologia che tanto ci ha coinvolto aprendoci a un mondo diverso.
In questo modo viene a crearsi una particolare suggestione e il dettato, pur affrontando problematiche universali in modo intenso, non assume mai un tono sapienziale o pesante; al contrario, cattura l’attenzione.
La natura accompagna le vicende e Pardini ci dona delle immagini superbe: “Sui greti del mio fiume / segreti si nascondono i messaggi; / si levano / ai raggi della sera, / poi volano alle golene, / alle schiene degli argini / e vanno dove le acque / gorgogliano alle secche.”, e ancora “Dall’alto del balcone / dei templi sui salmastri, / su mura di castelli / sguarnite di ricami / vola un falcone / sui rami imbiondati di ginestre / tra spine di fichi / ed il sapor di zagare e limoni”.
Molto particolare anche il suo approccio con i defunti. Pardini li fa rivivere alla notte in modo da incrociare la vita con la morte, e il regno dei morti diviene un luogo beato, dove si può trovare la gioia: “… ecco mio padre con mia madre / ed ecco mio fratello / che sorridente / per l’agognato arrivo / vola di gioia.”.Ci sarebbero svariati punti da approfondire, ma ci vorrebbe più spazio. Ninnj Di Stefano Busà ha ben colto l’animo del poeta e l’intento di questa raccolta nella sua dettagliata prefazione, lo stesso ha fatto Defelice nella postfazione, e chi avrà modo di leggere I simboli del mito sarà d’accordo senza dubbio che Pardini abbia meritato questo Premio.
POMEZIA NOTIZIE – 1-2014