Romano Antonio – Quattro sillabe di case
portofranco – 2005

Ho letto con interesse la silloge di Antonio Romano “Quattro sillabe di case”. Pur essendo molto giovane (1985), la sua poetica contiene già un rilevante pensiero. Il verso è ben costruito e vi si trova un gioco di assonanze ed un’interna musicalità; il timbro inoltre incide con una forza a volte inconsueta.
Al termine del poemetto Romano spiega di aver voluto tentare un “diario poetico”, o meglio, di aver voluto esprimere l’emozione provata visitando un piccolissimo paese: Navelli. Le liriche, infatti, dispiegano un’atmosfera armoniosa dove la vita sembra essere tornata alle origini, e domina un senso di pace e serenità. La natura riacquista un’importanza primaria e all’occhio acuto del poeta non sfugge nulla. Egli si sofferma ad ogni particolare e ne fa risaltare tutta la bellezza: “La rosa canina/ non aspetta la volpe per mostrare/ le sue rosse grazie e impudica/ espone gocce di sangue/ penzoloni ai rami.”, oppure “La roccaforte arroccata/ su una rocca arrovellata/ ricorda un’acquaforte slavata/ di valli e percorsi insoddisfatti.”. Ma sono solo un esempio perché tutto il lavoro è un susseguirsi di versi così pregnanti.
Romano è riuscito a rendere intatta la suggestione di questo luogo primordiale facendoci partecipi delle sue emozioni. Sono sensazioni ormai dimenticate che rinascono al contatto con questi ambienti rimasti integri nel tempo. Egli ha assunto Navelli come immagine di tutti i piccoli borghi sparsi lungo il nostro bel Paese, così da accomunarli. Questo era un altro dei suoi obbiettivi: “…rendere l’impronta ancestrale che tutti questi borghi primordiali recano del rapporto uomo-natura.” Senza dubbio c’è riuscito.
PUBBLI NEWS – TARANTO 17.9.2005