Romano Tommaso – Dilivrarmi
Salvatore Sciascia Editore – 2010 € 10,00 Pagg. 112

L’ultimo volume di Tommaso Romano “Dilivrarmi” è suddiviso in quattro parti, che nell’insieme delineano la poliedricità del suo pensiero. Infatti, la sua personalità eclettica lo porta ad occuparsi di molteplici interessi culturali: oltre alla composizione poetico/letteraria, dirige riviste e organizza convegni e premi letterari. E’ editore ed è impegnato nel campo politico, religioso e sociale. Praticamente, è aperto a tutto ciò che lo circonda. Questo determina una complessità psichica non indifferente, rivolta spesso al pensiero filosofico, che si riscontra appieno nella sua poetica.
Nel libro appaiono diverse stesure, poiché Romano è abile anche nel registro compositivo: da versi stringati e di profondo concetto, a volte sapienziali, a versi che aprono a un discorso più ampio, a volte colloquiali. L’unico elemento costante, che congloba il tutto, è la struttura centrale dei testi.
Nella prima sezione “Svelamenti”, Romano dispiega una ricerca filosofica sull’esistenza, per tentare appunto di “svelare” qualche possibile verità sul mistero che ci circonda: “l’infinita galattica bellezza, / il toccare impalpabile / nelle vertiginose altezze/ l’acciaio del Mistero, / universale”. Ombre e luci si rincorrono nel cammino terrestre, in balia di tutti gli elementi naturali e del continuo alternarsi del giorno. Un percorso difficile, nel quale i rapporti umani spesso procurano ferite e disillusioni. La malinconia è sempre latente, e vi è la consapevolezza che tutto ha una fine e che nessuno, nemmeno la scienza, può dare qualche certezza.
La sezione “Dediche” raccoglie logicamente dei componimenti dedicati a vari personaggi, ma anche ad animali, come la bella lirica “In morte dell’asino antico”. Qui Romano tralascia la ricerca filosofica per abbracciare un discorso più immediato, mantenendo in ogni modo un dettato pregnante. Questo segue e si allarga nella sezione “Istantanee”, dove ci regala delle immagini intense. Il mare è spesso presente, quale elemento sempre in movimento: a volte calmo, a volte burrascoso, che richiama metaforicamente i momenti positivi e negativi dell’esistenza. Diverse “istantanee” si rincorrono: dall’incantata atmosfera lagunare di Venezia a quella della “loggetta di Cassaro”, dove si respira un’aria antica. Romano fotografa i vari ambienti e le molteplici situazioni riuscendo a scavare oltre il visibile e a trasmettere un significato profondo. Significato che nell’ultima sezione “Limbo dell’eterna attesa” sposa nuovamente e maggiormente il pensiero filosofico.
Il tessuto risulta così ancor più pregnante e aperto a infiniti interrogativi. Soprattutto, è evidenziata l’importanza della poesia quale guida per una visione oltre la materia, e motivo di speranza nell’attesa di poter cogliere il mistero “abisso doloroso / alchemico / di morte e di rinascita / segreto nel mistero / degl’iniziati alla scala di Giacobbe”. Inoltre, la presenza del Creatore è sottesa in tutto il libro.
Nello stesso tempo, Romano si chiede “scrivere ancora?”, poiché nei giorni odierni la cultura è calpestata e sembra che l’uomo voglia uccidere anche la natura che lo circonda. Una vita dunque ricca di momenti avvilenti “silenzio dell’anima”, confidando in un possibile “oltre” migliore: “Dalla arrendevole / opaca minore cronaca / la promessa dell’Angelo / manifestò la soave potenza / congiungendo nel cielo / la purificante salvezza del sole.”.
ARENARIA – 5/2011