Salvemini Giacomo – Venti dell’amore oscuro
Salvatore Sciascia Editore – 2005
Mi sembra di non aver più parole dopo aver letto la prefazione tanto arguta ed esaustiva di Giuseppe Amoroso a “Venti dell’amore oscuro” di Giacomo Salvemini, il cui contenuto merita senza alcun dubbio, un’analisi testuale così rilevante.
Salvemini è già noto nell’ambito culturale, e qualificati critici si sono interessati del suo lavoro: una poetica che si stacca dal consueto tradizionale verseggiare per cercare una propria individualità, una “poesia tenacemente lavorata in officina”, come ha ben specificato Amoroso.
“Venti dell’amore oscuro” è l’assolo di una voce illuminata, un canto che rasenta l’ossessione. I versi si susseguono ininterrottamente, senza alcuna punteggiatura; l’unico respiro, lo spazio tra le quartine. Sono versi lunghi, molto spesso composti di due proposizioni che rendono il tono discorsivo, ma nello stesso tempo audace e carico di forti note immaginative. La sintassi è giocata con guizzi improvvisi, espressioni metaforiche originali, pause impreviste, neologismi, che nell’insieme determinano un lessico speciale: “ciclone si scatena dalla tua bocca in me è cigno/ invano vocia la mia parola in affanno il mio cavallo/ l’ho incatenato al tuo carro io in seconda latenza aiuto il tuo lato debole/ di questa torbiera d’un tramonto rosso godrò la quiete oh tu abbracciami nel desiderio…” .
Anche se il dettato è rivolto costantemente ad un’entità femminile, questa non assume mai il ruolo dell’interlocutrice, bensì quello di un’immagine in movimento nello spazio delle diverse situazioni. Un soggetto partorito dalla propensione verso il bello, l’amore, la passione; una musa ispiratrice.
La raccolta in ogni modo non si limita a raccontare una passione amorosa; in essa vi è l’esistenza con le sue sfaccettature. Così il concreto, la realtà, la natura, s’intersecano con la finzione, l’immaginario, il mondo interiore, per creare una grande suggestione poetica. Il sentire di Salvemini scorre di verso in verso e sfiora apici gioiosi e baratri di tormento. Il tutto poi è avvolto da un grande silenzio: quello che si forma attorno alla risonanza dell’unica voce di questo travolgente assolo.
Laura Pierdicchi
ULTIM’ORA – 18.2.2006