Selvaggi Leonardo – Domenico DeFelice e le sue opere etico-sociali

Nuova Impronta Edizioni 2009 – Pagg. 96 € 15,00

In “DOMENICO DEFELICE e le sue opere etico-sociali” Leonardo Selvaggi svolge un’accurata analisi su vari lavori dell’eclettico personaggio Defelice: poeta, prosatore, critico d’arte, autore di opere teatrali, oltre che collaboratore di numerose testate e Direttore dell’importante rivista Pomezia-Notizie.

Il saggio inizia dal poemetto To erase please, nel quale emerge una poesia ricca di realismo e ironia, aperta alla bellezza del paesaggio in un’atmosfera vacanziera lontana dal grigiore cittadino. Uno stato idilliaco nel quale il poeta dimentica i problemi e le malinconie, si sente libero e rinvigorito e ci dona dei versi intensi riproducenti i vari aspetti dei giorni festivi, che s’intrecciano tra splendide visioni e i contatti con gli altri. In ogni modo è una contentezza sulla quale grava sempre il fantasma della città lasciata, con tutte le angustie, i malumori, i diverbi che opprimono e logorano.

Selvaggi continua evidenziando la sincerità della parola di Defelice; una voce che si solleva contro i soprusi della nostra società e canta un amore universale. E nel volume Nenie ballate e canti ben risultano questi tratti, avallati da una scrittura fluente e nello stesso tempo pulita, diretta e sincera. Infatti, solo captando la verità del sentire si può essere coinvolti emotivamente e soprattutto partecipi dei tanti problemi etici e morali trattati da Defelice. La sua grande esperienza di vita gli permette di valutare i tanti errori della nostra società, come il materialismo che annebbia l’uomo e lo rende egoista, creando disuguaglianze e sofferenze. Perdendo la spiritualità, l’uomo si è reso ancor più fragile di fronte al mistero del creato e ha perso la speranza di un possibile “oltre”. Selvaggi scava in profondità i vari aspetti di Nenie ballate e canti, per poi portare alla luce le infinite sfaccettature dell’animo del poeta.

Per Defelice la poesia è uno stimolo primario ed è anche lo strumento che gli permette di porsi di fronte alle varie problematiche, come ben rileva Selvaggi trattando L’orto del poeta. In realtà, la parola in questo volume si erge contro i tanti imbrogli del sistema che creano continui problemi sociali. Per il poeta non è certo facile doversi scontrare continuamente con un modo di vivere completamente diverso dal suo sentire, dover combattere l’ipocrisia che ormai dilaga, trovare il coraggio di palesare la sua avversione anche verso i politici; ma il bisogno di dare il suo messaggio d’amore, di onestà, di un credo veramente sentito, supera qualsiasi ostacolo. Nel suo orto metaforico vi sono molte erbacce da estirpare e con costanza, passione e fatica, il poeta riesce a smuoverle dalle zolle per poi seminare i propri integri semi. Inoltre, Selvaggi evidenzia che L’orto del poeta è una fucina d’idee, dalla quale Defelice ha poi attinto per successive elaborazioni in altri suoi libri.

La preziosa indagine continua con le Lettere di Saccà a Domenico Defelice, dove si coglie l’intima sensibilità con la quale Saccà si rivolge all’amico, al quale lo unisce il grande amore per la poesia. Lettere di una sincera spontaneità; Saccà apre il suo animo e confida varie problematiche esistenziali, debolezze, sofferenze, ma scambia anche interessanti disquisizioni sulla poesia e sull’attività letteraria. Un altro elemento che lega Saccà a Defelice è la Calabria, che ha dato i natali a entrambi e che li accomuna in un certo modo di esprimersi, di poetare e di sentirsi parte di un paesaggio ricco di meraviglie naturali. Lettere che evidenziano un’affinità di pensiero e d’intenti, un’amicizia spirituale che fortifica entrambi gli animi ma che non tralascia neppure confronti con altri autori e altre opere.

Nel poemetto Resurrectio Defelice ha saputo trasmettere appieno la condizione della malattia: il dolore, l’ansia che avviluppa la mente di chi si sta male, e Selvaggi ha fatto emergere la superba tecnica espressiva con la quale ha trattato il testo, che si avvale di una vena fortemente satirica e crea scene molto vivide. In queste pagine l’uomo è in balia della moderna sanità italiana e si sente come un pupazzo manipolato dall’odierna tecnologia. L’ospedale è un ambiente dove ormai si è perso il contatto umano, dove ai dottori non interessa cosa passa per la mente dei pazienti, e loro si sentono fragili e sperduti cosicché un intervento diventa una Via Crucis e un’esperienza travolgente.

Selvaggi riprende l’analisi considerando anche la bravura critica di Defelice, il quale nel saggio Un artista del mosaico: Michele Frenna ha saputo esporre al meglio il percorso dell’importante artista, rendendo evidente l’armonia cromatica dei suoi mosaici e la passione verso i mestieri artigianali che ci riportano indietro nel tempo con scene molto suggestive e distensive. Non solo, perché tessera dopo tessera, Frenna ha composto illustrazioni diverse; in ogni modo, in tutte traspare il sentimento. I volti hanno espressioni assorte o melanconiche (gente del popolo, semplice), e trasmettono una profonda interiorità: l’anima che oggi si cerca di cancellare. Una spiritualità molto sentita, che unisce Frenna a Defelice, e che si evidenzia ancor più con i dolcissimi volti delle sue madonne. Anche per questo volume l’analisi di Selvaggi è minuziosa, e dà molto spazio al lavoro svolto da Defelice e alle tante affinità ideologiche e morali che lo uniscono al mosaicista.

La ricerca sui contenuti etico-sociali nelle opere di Defelice continua con l’approfondimento dell’opera teatrale Pregiudizi e leziosaggini che ci riporta a un contesto sociale degli anni cinquanta dove i fermenti e i contrasti erano protesi verso un sempre maggior progresso, ma l’animo degli uomini si trovava diviso tra la certezza delle regole del passato e un futuro incerto. I personaggi di quest’opera riflettono questo sentire; soprattutto il protagonista, diviso tra l’amore per la famiglia, la terra natia e l’amore per la ragazza che rappresenta il possibile futuro. Selvaggi fa risaltare la bravura di Defelice nel creare i vari contrasti, le diverse riflessioni, le emozioni, che nell’insieme definiscono un lavoro concettuale; molti confronti e ragionamenti per abbattere appunto i pregiudizi e le leziosaggini, trovare un chiarimento e una possibile intesa.

Selvaggi s’interessa anche del saggio critico che Defelice ha dedicato a Ottavio Carboni.  Un’analisi acuta e nutrita di particolari, che segue l’itinerario pittorico e umano di Carboni, che rende tutta la bellezza di una quarantina di dipinti proposti, ma che riflette pure la psicologia e lo spirito dell’artista. E per ultimo, Selvaggi considera l’opera teatrale Silvina Olnaro, con la quale Defelice fa proprio il dramma di Eluana Englaro. Tre atti che denunciano una grande sofferenza: Silvina nello strazio della sua condizione, il dolore del padre e della madre; una famiglia completamente distrutta. Non solo, i tanti dialoghi aprono lo scontro sociale: i cattolici che ritengono la vita sacra e completamente nelle mani di Dio e chi crede non sia umano tenere in vita un corpo ridotto a un vegetale. Defelice fa rivivere il dramma che ha tenuto l’opinione pubblica in continua tensione per molti anni; un’opera che assume una grande importanza sia per il valore letterario sia sociologico.

Ho cercato di descrivere in sintesi l’analitica indagine svolta da Selvaggi sulle opere etico-sociali di Defelice, ma solo con la lettura del libro si può comprendere totalmente il valore della sua scrittura, ed entrare nell’intimo del pensiero Defeliciano.

POMEZIA NOTIZIE – 12/2009