Selvaggi Leonardo – Lo specchio del cielo
Edizioni Accademia Internazionale Lucia Mazzocco Angelone 2006

Leonardo Selvaggi, personaggio poliedrico e molto attivo, ha già pubblicato numerose opere sia in versi sia in prosa. Ho già avuto modo d’interessarmi alla sua poetica, ed ho sempre notato la voce dirompente, la mente che elabora in continuazione, le liriche d’ampio respiro e di robusto spessore, il timbro quasi ossessivo per la mancanza di stacchi. Un impeto irresistibile che avviluppa il lettore.
La corposa raccolta “Lo specchio del cielo” inizia con delle liriche toccanti dedicate alla madre (alla quale è legato in modo viscerale) che descrivono il gran dolore per la sua morte, una perdita che può portare ad annullarsi.
Per Selvaggi la poesia ha un’importanza vitale, è un sostegno esistenziale. Scrivendo le emozioni, anzi, rigurgitandole, riesce a calmarsi e ad alleggerire l’animo. Un altro elemento importante è quello del grembo accogliente della natura, dal quale ha origine l’uomo ed al quale è legato da radici che non si possono sradicare. E’ “il limo della vita” necessario al rinnovarsi dell’esistenza.
Continue le meditazioni filosofiche; per ogni argomento il pensiero elabora concetti. Non mancano neppure immagini crude, come quelle della lirica “Fanno l’amore”, dove i corpi sono fotografati nel loro peggiore aspetto. Vi sono poi ricordi dei giorni felici della giovinezza, scaldati dall’amore familiare; sempre i migliori, anche se la povertà incombeva. Dio è distante dall’uomo, non vede, non si accorge di quello che succede. Anche questo è motivo di sofferenza. Il poeta alle volte è talmente sopraffatto che per non soccombere deve comprendere “Le complessità trasmutabili”. Per fortuna, ogni tanto, si accendono momenti di gioia, anche se questo sentire “non si chiama esistenza” poiché “La gioia è in avvolgimento di incanto, non trascorre / sul ritmo del tempo, da fascino e bagliore l’animo / è invaso senza contenuto né fatto di sostanza.”.
Il tema dell’amore è trattato sia riguardo alla spiritualità del sentimento, sia alla passione carnale; in ogni caso una forza dirompente: “L’amore ha le ali e la forza della tempesta: distrugge i rovi, l’aridità abbatte e la solitudine; / va nella folla, si perde in mezzo ad essa, / scompare in levità, si sparge in contatti invisibili.”.
La sensazione di malessere che aleggia in tutto il libro, è dovuta sia ad episodi personali sia ad una visione matura e disincantata di quello che succede in negativo all’esterno. Anche la donna non è più la stessa, tutta presa dalla vanità ha perso anche le fattezze assomigliando sempre di più al maschio. Quando però non si lascia rovinare dal consumismo, resta sempre la presenza più importante per l’uomo, nonché motivo di gioia. In ogni caso, non si deve perdere la forza di continuare perché: “La vita che è inafferrabile volontà / di resistere, sentimento delle virtù / che sanno fare tutto, che è indomabile / moto interiore che spinge / fino all’ultimo respiro.”.
Avendo spazio, ci sarebbe ancora molto da dire su questo interessante libro di Selvaggi, visti gli innumerevoli spunti descrittivi e concettuali. Si può solo consigliarne la lettura, al fine di goderlo pienamente.
SILARUS – 8-2008