Silvestri Filippo – Gli albanesi

Portofranco – Collezione Delphinus – 2004

La raccolta “Gli albanesi” è ispirata all’emigrazione, e nella stesura del poemetto il tema si dilata assumendo man mano toni sempre più accesi e pregnanti. Il raffinato stile poetico, che si avvale anche di un ritmo incessante che acuisce il senso del dettato, è veramente pregevole. Il poemetto è suddiviso in sei parti composte ognuna da otto versi, nei quali regna l’endecasillabo.

 Silvestri scava nell’anima di chi è costretto a lasciare la propria terra, tanto da assumerne quasi l’identità. In questo modo riesce a trasmettere le stesse sensazioni al lettore ed in certi passi a farlo addirittura rabbrividire: “Si moriva tra i miasmi della nafta, / il vomito, la puzza d’escrementi, / sballottati sulla cresta delle onde.

Il coinvolgimento forse è frutto dell’attualità, del momento in cui viviamo nel quale l’esodo è costante, è il fatto del giorno. Per molti però queste emigrazioni danno solo fastidio, per molti il problema umano non è neanche preso in considerazione, quasi non fossero uomini ma merce che si sposta. Per questo la raccolta di Silvestri è ancora più importante; egli ha messo il dito nella piaga e l’ha fatta sanguinare: “Il ragazzo sul fondo del gommone, / terreo in volto, gli occhi semichiusi, / tremava per la febbre ed il dolore/ del rene asportato per pagare/ quel trasporto di attese lacerate.” In questo modo, anche il più distaccato e freddo non può fare a meno di emozionarsi leggendo nei suoi versi il dramma del popolo Albanese, che simbolicamente indica un dramma universale.

C’è comunque qualche spiraglio di luce, una fievole speranza che le condizioni possano cambiare; in qualche punto quasi la fiducia che in un futuro con meno problemi si possa trovare un po’ di serenità: “E’ un luogo questo per ricominciare, /capire che un suo linguaggio ha il mondo, / che ascoltando gli astri e le parole/ ricostruiremo i modi del futuro.”.

POMEZIA NOTIZIE 2004