Guidi Tiziana – Orme d’uomo sulla risacca
Orme d’uomo sulla risacca
Le liriche che compongono la raccolta “Orme d’uomo sulla risacca” di Tiziana Guidi contengono una forza non indifferente. La metrica del verso raramente supera l’ottonario rendendo il discorso molto incisivo, e nello stesso tempo la lettura scivola rapida.
La Guidi inizia la silloge col ricordo di un cammino di dolore in quanto frutto d’abbandono: “Era un gemito di spazio/l’abbandono ad afone / radici d’edera”; continua poi con altri ricordi, altri momenti ricchi di nostalgia, tenerezza, amore. Gli spunti lirici sono notevoli.
In quasi tutti i componimenti si respira una certa sofferenza ed è presente il mare, o l’onda, o l’acqua della laguna (elementi liquidi che per la poetessa forse rappresentano il grembo materno o la stessa vita), “…ed un vissuto nuovo / nel tempo che adagia sul mare…”. La potenza del mare è tale che da una ferita aperta e bruciante, “Mi guarda il mare, mi guarda / leccandosi la pelle. / Mi guarda con occhi di pianto.”, riesce piano piano a ridare una speranza: “E nulla ci abbandona. / Tutto torna domani / nei progetti dell’alba. / Ora brindo alla vita…”.
Il viaggio della Guidi in ogni modo non attraversa solo fisicamente isole perdute e spiagge vuote, bensì diventa un incedere universale. Il titolo “Orme d’uomo sulla risacca” rappresenta appunto il passaggio dell’uomo sulla terra con tutte le relative problematiche esistenziali.