Varagnolo Sandro – Memoriale della pietà
Anterem Edizioni 2014 – Pagg. 86

Sandro Varagnolo nel suo nuovo libro Memoriale della pietà continua la sua approfondita ricerca poetica, che riguarda sia la struttura del verso, sia il logos, sia il tema proposto.
Egli è già ben noto per l’abilità di esporre un linguaggio raffinato, colto, a volte quasi dotto, e la sua poesia non è certo di facile interpretazione, bensì abbisogna di una lettura molto attenta. Quando però si riesce ad entrare nel suo pensiero, si scopre un mondo straricco di concetti e di emozioni.
Memoriale della pietà tratta l’esistenza, e già dal titolo si evince che Varagnolo scava nei meandri per capire il senso del nostro passaggio terreno. Il suo percorso comprende noi tutti, con la nostra imperfezione, le nostre azioni, i sentimenti, l’affannosa ricerca di qualcosa che alla fine non ci soddisfa mai. Una lotta continua, sin dall’inizio, poiché già dalla nascita si profila l’ombra della fine e sarà sempre la morte a vincere, cosicché la vita appare priva di significato.
L’ombra della morte serpeggia nelle quattro sezioni che compongono il volume e che, nell’insieme, ci offrono un’orchestrazione perfetta. La struttura iniziale si rincorre tra spazi e versi frantumati, quasi una veloce fuga per condurci alla seconda parte dove, invece, si alterna con testi compatti. Segue la terza sezione, nella quale il verso si compatta definitivamente, senza un minimo spazio, tanto da divenire “assillante”, e per finire Varagnolo ci regala un “Epicedio”, con una voce parlante e caratteri diversi. Così orchestrato, il “Memoriale” assume più pregnanza poiché si percepisce maggiormente il dramma dell’esistere. Tutto finisce, tutto diviene silenzio. Chi resta può solo cantare il proprio dolore, con la certezza che la morte attende anche lui.
La complessa ricerca testuale di Varagnolo si sofferma sui molteplici aspetti della nostra condizione umana, quasi una meditazione sull’argomento. Ci mette soprattutto a confronto con la caducità della vita e molte sono le domande che si pone e ci pone per riuscire a capire se si possa trovare una qualsiasi possibile risposta. Al poeta resta solo la certezza della parola, quel nero su bianco che può continuare e testimoniare il suo pensiero. Vi è pure la consapevolezza che la vita va vissuta pur sapendo di camminare verso la morte, pur trovandosi immersi nel dolore, pur fingendo di interessarsi ai problemi quotidiani. Non appaiono figure reali perché anche il dialogo si sposa a una scrittura cerebrale per creare nell’insieme una memoria dell’anima; un Memoriale della pietà, appunto.
Varagnolo è dunque riuscito ad arricchire ulteriormente il suo dettato e a coinvolgerci appieno.
Laura Pierdicchi
I FIORI DEL MALE – 2014