Nesti Walter – Trilogia di Calu
Il volume Trilogia di Calu raccoglie i tre poemetti che Walter Nesti ha dedicato nel tempo a un amore viscerale, chiamato Calu. Tale soggetto, infatti, non è ben definito dato che il poeta intreccia abilmente l’immagine di una città con quella di una donna; ambedue oggetto di desiderio ma soprattutto rappresentanti un sentimento di vitale importanza.
E’ un itinerario iniziato nel 1989 e terminato nel 2007, che segna un lungo periodo di transizione psicologica poiché l’amore è l’elemento primo riguardo all’esistere e congloba le emozioni dei tanti eventi che la vita propone. Come ha sottolineato Giuseppe Panella nella prefazione, Calu raffigura pure la morte poiché è stata rinvenuta una prescrizione sacrificale riferita a Calu (divinità della morte) in una lamina etrusca denominata “Il piombo di Magliano”. L’itinerario di Nesti è dunque un percorso esistenziale che evidenzia quanto sia importante l’unione con ciò che si desidera e quanta felicità o sofferenza provochi tale ricerca.
Nel primo poemetto Itinerario a Calu Nesti, o meglio la voce poetante, intravvede la possibilità di raggiungere Calu e inizia un viaggio che subito si rivela molto difficile. Egli si trova, infatti, in uno stato di disordine interiore e si sente lontano dal sistema consumistico della società che lo circonda, perciò la solitudine lo attanaglia: “ho segnato l’itinerario dell’insicurezza | dove le mani afferrano e il corpo | marca di solitudine la polpa”. Il percorso dunque si presenta impervio, poiché sa che per conquistare la felicità agognata dovrà superare molte prove; tra queste il deserto che gli si presenta davanti e che dovrà attraversare per raggiungere la vetta del monte dove Calu lo attende. Nesti ci offre delle immagini molto forti che segnano una febbrile inquietudine, nonché momenti di sgomento, e dei versi incisivi e ricchi di metafore dove gli elementi naturali si sostituiscono al malessere dell’animo creando un’atmosfera di grande effetto.
E’ proprio tramite il travaglio sofferto che il possesso di Calu rappresenta l’estasi. Il paesaggio assume toni paradisiaci e l’amplesso con la donna amata è un incendio di passione: “il delicato ardore del tuo corpo | fuso insieme alle fiamme del mio sangue | nel primo amplesso privo di ogni sogno.”. Chi però è abituato alla sofferenza stenta a credere alla felicità e se questa è troppa, crea ansie e timori. Così appaiono già le prime nubi all’orizzonte e da lontano si scorge nuovamente il deserto. Si distanzia anche il corpo dell’amata, mentre di fronte alla nuova realtà vi è la cognizione che “il possesso è la morte dell’amore”.
Nel libro secondo Calu perduta troviamo il baratro dell’abbandono. Anche se vi sono attimi di speranza, l’uomo si rende conto che Calu si distacca sempre di più e che l’addio sarà definitivo. Tale consapevolezza gli crea un grande sconforto, tanto da perdersi in una negatività deleteria. L’energia acquisita dalla conquista si dissolve d’incanto lasciandolo stremato, e il deserto è di nuovo la sua condizione; una solitudine estrema. Il ricordo di Calu diventa ossessivo e la mente si perde in visioni deliranti. La nostalgia lo rode e il desiderio a tratti lo trafigge: “La nostalgia è un demone | che al futuro spazi non rimanda | se non di immagini frante | agitate da specchi catafratti”. Egli vaga verso il nulla alla ricerca dell’oblio, mentre gli si accende un sentimento di vendetta. Si sente un agnello sacrificato e continua ad andare senza meta: “Vagai pei campi come un appestato | il petto offerto a cespi di ginepro | nell’aspro graffiare del vetro | sulla carne del mio dolore”. Il poemetto termina con la visione del deserto assolato e l’assenza di Calu: “Sbattevano mille ossidiane | alle porte di antiche chimere | l’anno chiudeva nel sangue | e in dissepolti sterili canti | di libertà che non aveva amore.”
Anche in questo secondo libro, Nesti ha usato abilmente la metafora, donandoci delle immagini straordinarie tramite l’efficacia dell’analogia.
Per superare il dolore bisogna accettarlo sino a toccare il fondo, e siccome a una fine segue a volte un inizio, nel libro terzo Calu ritrovata assistiamo a una possibile rinascita.
La meta tanto agognata può essere di nuovo accessibile, si deve trovare solo la forza di risollevarsi. Il ricordo di Calu si fa sempre più acceso, tanto da risentirla fisicamente: “Ti sentivo germogliare fra le mani | com’erba vibratile di primavera | sospinta dal sangue della terra | al connubio col sole”. Dopo un groviglio di dilemmi, speranze e delusioni, finalmente Calu riappare sorridente: “Il braccio segnava una meta | e tu Calu mi guardavi lieta | sgorgata ora dal ventre | della terra aperta dal ferro rovente”. E il sogno può di nuovo avverarsi: “Si riannodava il sogno | all’ultimo tornante della via | dove il male lo aveva spezzato.”. Anche la linfa vitale ritorna infiammando di nuovo il desiderio. Ora Calu è pronta a ricevere nuovamente l’amore e la nuova unione riporta nel cuore la vita. Ora la conquista non è solo possesso carnale ma un connubio spirituale: “Trepido abbacinato fisso il miracolo | di carne e spirito fusi | strane strade arterie del tuo corpo | dove s’accende e si quieta l’abbraccio.”.
Con maestria, Nesti è riuscito a proporci un viaggio esistenziale che evidenzia la necessità dell’essere umano di raggiungere un ideale. Nell’intrecciare i tanti turbamenti psicologici, la gioia e il dolore, la sensualità e l’erotismo con una narrazione simbolica di grande efficacia, è riuscito ad avviluppare l’attenzione del lettore. Il tutto, addentro a una struttura di sapore classico suddivisa in cinque canti per ogni libro, dalla forma esemplare e dal ritmo armonioso dell’endecasillabo.